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Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/107

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     Non mai distorni dal lavor: chè poco
     Ha tempo da sprecar fra piati e al foro
     Chi per un anno non ripose a tempo
     Di Cere i doni, della terra i frutti.
     Quando fia che n’abbondi, allor pur tessi
     Frodi e litigi per rapir l’altrui.
     Pur te n’è tolto il modo: or via si sciolga
     La nostra lite con giudizio retto,
     Qual da Giove ne vien. Già dividemmo
     L’eredità; ma con rapace mano
     Molta me ne frodasti, e ligio troppo
     Fosti ai venali giudici, vogliosi
     D’aver fra man siffatte liti: oh stolti!
     Non sanno quanto la metà più valga
     Del tutto, e quanto d’utile pur sia
     Nell’asfodello e nella malva.1 – I numi
     Nascosero sotterra all’uomo il vitto;
     Altrimenti in un dì potuto avresti
     Facilmente adunar quanto bastasse
     A farti viver neghittoso un anno;
     Tosto il timone appenderesti al fumo,

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