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Si sparsero così: chè pien n’è il mare,
Pieni ne sono i continenti. I morbi
Giorno e notte a lor posta infra gli umani
Portatori di duolo erran silenti
che Giove accorto non diè lor la voce,
Così sfuggire a lui si spera indarno. —
Or altra cosa ti dirò, se il brami,
In brevi e scorti accenti, e in cor li serba.
Come nacquer d’un seme uomini e divi,
I sempiterni dell’Olimpo in prima
Fêr l’aurea etade dell’umana schiatta,
Che durò finchè Crono ebbe lo scettro.
Come i numi vivea sgombra di cure,
Di travagli e dolori: egra vecchiezza
son l’assalia; di piè, di braccia ognora
Forte e ignara di guai gioia festosa,
E l’uom moriva qual dal sonno vinto.
Era ricolmo d’ogni ben, spontanea
L’alma terra di frutti eragli larga.
Tutti di buon voler, tutti tranquilli,
Partiansi in pace i ministeri e i frutti,
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