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Ricchi di greggi e cari ai Dii beati.
Or quando quest’etade andò sotterra,
La mente del gran Giove i divi e fausti
Ne feo custodi dell’umana stirpe,
Veglianti sulle giuste opre e malvage,.
E d’aere cinti sulla terra ovunque Dator
s’aggiran di ricchezze; un tanto
Sortir regale onor. — Gli Olimpii numi
L’argentea età fêr quindi assai men buona,
Dall’aurea di natura e cor difforme.
L’uom della madre al fianco entro l’ostello
Pargoleggiando un secolo crescea.
Se pur giungeva dell’etade al fiore
Vivea breve stagion colma d’affanni.
Stolti! che non sapean da mutui oltraggi
Temprarsi i tristi, e i consüeti onori
Ricusavano ai numi e ostie sull’are.
L’ira di Giove disparir li feo,
Poichè d’Olimpo ai venturosi numi
Negavano ogni culto. E dacchè il grembo
Della terra pur questa età nascose,
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