Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/133

Da Wikisource.

— 125 —

     S’affida in grembo a vana speme, affonda
     Nella miseria: chè gli manca un pane.
     È rea la speme, che nutrica il pigro
     Nei crocchi assiso, e a cui sia manco il vitto.
Mostra nel colmo della state ai servi
     Le formiche, e dì lor: Non sempre avrete
     Estate; la capanna or v’estruite
     Fatevi schermo contro il triste mese
     Che da Leneo16 si noma, avaro ai bovi,
     E contro i geli, ond’irto il campo rende
     Di Borea il buffo, che traverso i lidi
     Di Tracia, altrice di puledri, arriccia
     Del vasto mare il dorso, e campi e selve
     Fa reböare: impettioso investe
     Aërie querce e olenti pini a mille,
     E al suol li incurva, e cupamente allora
     Mugghia l’ampia foresta. Irti pel gelo
     Hanno le belve i velli, e infra le cosce
     Ristringono la coda. Irsuto tergo
     Loro non giova se l’acuta brezza
     Lor passa il folto ventre; anche dei buoi

::600 – 515