Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/136

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     Cielo sui solchi a fecondar le messi
     Degl’industri mortali; esso s’impregna
     Dell’alimento dei perenni fiumi,
     E lo spiro dei venti in alto quindi
     Lo solleva dal suolo; e ora il piovoso
     Grembo discioglie a sera, ora va preda
     Del tracio Borea fugator dei nembi.
     Tu lo previeni, tue faccende affretta, E
     torna a casa, nè giammai ti colga
     Il nero nembo, che dal ciel crosciando
     T’inzuppi i vestimenti e il corpo immolli.
     A tempo il fuggi: chè stagion perversa,
     E cruda all’uomo ed alle bestie è questa.
     Allor dà la metà del vitto ai bovi;
     Ai servi più della metà;19 ch’è acconcia
     La notte lunga a ristorar le forze.
     Serba tal norma tutto l’anno, i giorni
     Comparando alle notti infin che l’alma
     Terra di nuovo all’uom prodighi i frutti.
Ma quando, dacchè il sol sue ruote ha volto,
     Il sessantesmo dì brumal fia giunto,

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