Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 128 — |
Cielo sui solchi a fecondar le messi
Degl’industri mortali; esso s’impregna
Dell’alimento dei perenni fiumi,
E lo spiro dei venti in alto quindi
Lo solleva dal suolo; e ora il piovoso
Grembo discioglie a sera, ora va preda
Del tracio Borea fugator dei nembi.
Tu lo previeni, tue faccende affretta, E
torna a casa, nè giammai ti colga
Il nero nembo, che dal ciel crosciando
T’inzuppi i vestimenti e il corpo immolli.
A tempo il fuggi: chè stagion perversa,
E cruda all’uomo ed alle bestie è questa.
Allor dà la metà del vitto ai bovi;
Ai servi più della metà;19 ch’è acconcia
La notte lunga a ristorar le forze.
Serba tal norma tutto l’anno, i giorni
Comparando alle notti infin che l’alma
Terra di nuovo all’uom prodighi i frutti.
Ma quando, dacchè il sol sue ruote ha volto,
Il sessantesmo dì brumal fia giunto,
::663 – 564