Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/119

Da Wikisource.

parte prima. 110

Tutti, traendo i turaccioli e raccogliendo i vini ne’ bicchieri. Oh, che bella fontana ci scorre qui!

Mefistofele. Sol badate di non versarne gocciola.

Bevono e ribevono tutti cantando.

   Quand’io sguazzo qual porco nel brago,
   È quel bene in che tutto m’appago.

Mefistofele. Ora han la briglia sul collo, i mariuoli. Vedi come trionfano.

Fausto. Io me n’andrei volentieri ora.

Mefistofele. Rimani ancora un poco, e vedrai il pieno scoppio della loro bestialità.

Siebel. (Beve sbadalamente, il vino si sparge sullo spazzo e si muta in fiamma.) Salva, salva! fuoco! L’inferno leva la fiamma!

Mefistofele scongiurando la fiamma. Sta cheto, amico elemento. (A Siebel. Questa volta non fu che una goccia del fuoco di purgatorio.

Siebel. Che è questo? Prendete guardia, o vi costerà caro! Egli pare che non ci conosciate.

Frosch. Fa ch’ei vi si provi un’altra volta!

Altmayer. Per me, direi d’invitarlo con le dolci ad andarsene.

Siebel. E che, signore? avete tanta faccia da venir qui a farci il vostro Hocuspocus?

Mefistofele. Sta zitto, vecchio barile di vino.

Siebel. Gambo di segala! Ora ti fai anche villano!

Brander. Guarda quel che tu di’, pezzo di gaglioffo, che pioveranno legnate, sai?

Altmayer. (Trae dalla tavola un turacciolo e ne zampilla fuoco contro di lui.) Ohimė, abbrucio! Io abbrucio!