Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/120

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112 fausto.

Siebel. Stregoneria! Dàgli addosso! Egli è un bandito che ha una taglia sulla testa. (Traggono le coltella e si gettano sopra Mefistofele.)

Mefistofele con atto grave.

           Fallaci immagini,
        Fallaci accenti,
        I lochi mutino,
        Mutin le menti;
           Siale qua e là.

(Essi slanno sbalordili e si guardano in viso l’un l’altro.)

Altmayer. Dove son io? O, bellissima campagna!

Frosch. Un vigneto! Veggo io diritto?

Siebel. E grappoli alla mano!

Brander. Qui sotto questi verdi pampini vedi che ceppo! vedi che grappolone! (Prende Siebel pel naso. Gli altri fanno scambievolmente lo stesso, ed alzano le coltella.)

Mefistofele come sopra.

     Fugga l’errore, cada il vel dagli occhi!
     Così il diavol si burla degli sciocchi.

(Sparisce con Fausto, i tavernieri tornano in sè.)

Siebel. Che fu?

Altmayer. Come?

Frosch. Era il tuo naso?

Brander a Siebel. Ed io ho in mano il tuo!

Altmayer. Che tiro ne ha fatto! io ne ho rotte tutte l’ossa. Deh! una seggiola ch’io svengo.

Frosch. Eh via! Su dimmi, che avvenne?

Siebel. Dov’è quel mascalzone? S’io lo trovo mai, ti so dire che non m’uscirà vivo delle mani.

Altmayer. Io l’ho veduto con quest’occhi an-