Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/172

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164 fausto.

col bel collare delle trine ti compiacerai nella danza. Tu andrai a rimpiattarti in qualche miserabile ospizio fra gli accattoni e gli storpi; e ancorchè Dio ti perdonasse lassù, tu sarai pur sempre maledetta sopra la terra.

Marta. Raccomandatevi alla misericordia del Signore. Volete aggravarvi l’anima anche di questi improperj?

Valentino. Oh, potess’io gittarmi su quel tuo vecchio carcame, mezzana svergognata, ch’io spererei d’impetrarmi così il perdono d’ogni mio peccato!

Margherita. O fratel mio! Che inferno mi fai patire!

Valentino. Io tel dico; rasciuga le lagrime. Quel dì che tu hai gittato dopo le spalle l’onore, tu mi hai quel dì mortalmente ferito tu stessa. Ora morendo io salgo a Dio come si conviene a un soldato e a un valoroso. (Muore.)


DUOMO.


Messa solenne, organo e canti.


GHITA fra la moltitudine. Uno SPIRITO MALEFICO

dietro di lei.

Lo Spirito malefico. Dove sono andati, Ghita, quei giorni, quando piena d’innocenza venivi innanzi l’altare, e in quel tuo libriccino, che ora contamini, balbuzzivi le tue orazioni, col cuore parte a Dio e