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Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/173

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parte prima. 165

parte nei trastulli della fanciullezza? Ghita! dov’è la tua mente? e quale de’ tuoi misfatti ti sta ora nel cuore? Preghi tu per l’anima di tua madre, che tu hai con sì lunghi spasimi addormentata per sempre? E di chi è quel sangue sparso là sulla tua soglia? E qui nelle tue viscere che è ciò che vien crescendo, e si muove por ora? Ahi, fieri presentimenti che sarà di lui? che sarà di te?

Ghita. Oh, misera! misera! Potess’io sottrarmi dai pensieri, che mio mal grado mi vanno tumultuosamente per l’anima!

Coro.

     Dies iræ, dies illa
     Solvet sæclum in favilla.

(Suono d’organo.)

Lo Spirito malefico. Tu inorridisci! Le trombe squillano! I sepolcri rendono i morti! E il tuo cuore, suscitato dalla quiete delle ceneri ai tormenti dell’inferno, trema miseramente.

Ghita. Oh, foss’io fuori di qui! Quell’organo par come che mi tolga il respiro! quei canti squarciano profondamente il mio cuore!

Coro

     Judex ergo cum sedebit
     Quidquid latet adparebit,
     Nil inultum remanebit.

Ghita. Ohimė, io affogo! I pilastri mi si serrano contro; la volta mi pesa sul capo! — Aria!

Lo Spirito malefico. Nasconditi! Il peccato e l’ignominia non rimangono nascosti. Aria, tu dici? Luce? Guai, guai a te!

Coro.

     Quid sum, miser, tum dicturus?
     Quem patronum rogaturus?
     Cum vix justus sit securus.