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166 | fausto. |
Lo Spirito malefico. I glorificati ritorcono da te le loro facce: i mondi di cuore inorridiscono di stenderli la mano. Ahi, le trista!
Coro. Quid sum, miser, tum dicturus?
Ghita. Signora, la vostra ampolletta da odore. (Sviene.)
LA NOTTE DI VALBURGA.
Montagne dello Harz, paese di Schirke ed Elend.
FAUSTO e MEFISTOFELE.
Mefistofele. Non ti vien voglia di un manico di granata? Io per me mi desidero il più nerboruto dei becchi; chè da qui a lassù è da camminare ancor molto.
Fausto. Finch’io mi sento bene in gambe, ho abbastanza di questo nocchioso bastone. E che giova voler accorciare la via? lo godo dell’andarmi aggirando per le tortuosità della valle, e inerpicarmi quindi su per le rupi donde si versano l’eterne sorgenti dei ruscelli; questo mi alleggerisce la noia di una simile andanta. Già le betulle si ravvivano all’alito di primavera, e par che se ne senta anche il pino; — e perchè non ne verrebbe vigore anche alle nostre membra?
Mefistofele. In verità io non ne ho un sentore al mondo; sono una natura invernale, e vorrei più tosto neve e ghiaccio sul mio cammino. Guarda come sorge lenta la Luna fra quegli infocati vapori! Come è