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parte prima. | 167 |
mesto il lume della sua logora faccia! Fa sì poco chiaro, che a ciascun passo vai a dare del capo in un albero o in una rupe. Però non ti rincresca ch’io domandi in nostro aiuto un fuoco fatuo. Ne veggo appunto uno colà che mena attorno giocondamente la sua fiammella. Olà, amico, poss’io pregarti di venirne verso di noi? Che vuoi tu starti colà ad ardere indarno? Vien qua, in buonora, e fanne lume su per la salita.
Il Fuoco fatuo. Per buon rispetto io m’ingegnerò di correggere il mio leggier naturale; ma ben sapete che noi abbiamo per costume di andare a zigzag.
Mefistofele. Eh, eh! egli si studia di contraffare gli uomini. Va via diritto in nome del diavolo, o ch’io ammorzo d’un soffio quel tuo piccol guizzo di vita.
Il Fuoco fatuo. Voi siete quassù il padrone, ben me n’avveggo, e farò come saprò meglio il piacer vostro. Ma badate che in questo dì la montagna ha addosso gl’incanti e la pazzia, e se un fuoco par mio deve insegnarvi il cammino, non avete a guardarla troppo nel sottile.
Fauslo, Mefistofele e il Fuoco fatuo cantano a vicenda.
Nel paese de’ sogni, nel regno
Degl’incanti or mettiamo i vestigi:
Fàtti onore, dimostra l’ingegno,
Ben ne guida per l’ombre e i prestigi,
Si che ratto usciam fuori all’aperto
Su lo sterile giogo desesto.
Ve’ come rapidi
Indietro fuggono