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     Pallida pallida, disciolto il crine,
La figlia è supplice del padre al piè:
«Di mia stagione son giunta al fine
Se non ha il fervido pregar mercè!

     65Amo Lotario; s’ei per te cade,
Morta la figlia vedrai doman. —
— L’ami? ell’è insania d’acerba etade,
Farmaco è il tempo, mi tenti invan!

     Non io di spegnerlo formai pensiero;
70Ed osi il padre, folle, accusar?
Sei del monarca delizia, è vero;
Fa che non l’abbia oggi a scordar. —

     — Padre, puniscimi! offro al tuo sdegno
Quei dì che rapido già il duol sfiorò:
75Ti giovi illudere, fingendo, il regno;
Ma in faccia a morte mentir chi può?

     Ah di Rosilde sol l’ombra io sono!
Dall’orlo io priegoti del cupo avel:
Oh grazia! grazia! se vuoi perdono
80Tu pure un giorno sperar dal ciel.

     Se la tua prece non sia reietta
Da Quei ch’è giudice d’ogni mortal,
La mia tu accogli! — No, mia diletta!.. —
— Lotario salva!:.. — Pregar non val.