Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/116

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112 fiabe e leggende


Le si gela, e qual vinta da un affanno deliro,
Si copre il viso e cade.
                                        Non han pure un sospiro
I malor sterminati.
                                   In ginocchio, con voce
Che sembra uscir da un tumulo, e colle mani in croce,
Così favella il misero:
                                        — Madonna... non temete
Se a voi davanti un povero sconosciuto vedete...
Fu Lionel, per salvarvi, che m’affidò quel remo...
O, forse, Iddio! —
                              La dama, con uno sforzo estremo,
Solleva il capo e volge gli occhi sullo straniero
Che segue:
                    — Perdonatemi... fui troppo ardito, è vero,
Ma era grande il pericolo... e poi... benchè la morte
Già mi fosse vicina, sentia che il braccio forte
Abbastanza per trarvi in salvamento avrei...
I più felici istanti vissi dei giorni miei;
Or Lionello certo non tarderà a venire
Col legno... e partirete... ora posso morire... —

No, non è inganno: a Steno già già sfugge la vita,
E la contessa Bella, trepida, impietosita,