Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/116

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Segue Battista e su la ripa alzato,
con gridi spaventosi e di minaccia,
piú d’un cor predicando avea gelato
e fatta impallidir piú d’una faccia.
Eravi Andrea col suo germano a lato,
smarrito a tanto dir che sol minaccia
ira di Dio turbato, e chiama e grida
guai, penitenzia e dolorose strida.
37
Pur agli orribil venti, agli alti tuoni
di sue parole, ch’agghiacciáro i petti
per la tèma ch’avean de’ ner demoni
e d’ir con quegli a’ lacrimosi tetti,
successe l’aurea etá, gli tempi buoni,
ché gl’inasprati sensi e ’n gelo astretti,
giá sciolti a l’aura dolce, al nuovo sole,
rose corrán d’amor, di fé viole.
38
Dico che non si tosto il gran profeta
fu per dar fine a la sonora voce,
quando con vista grave, onesta e lieta
vide apparir l’oggetto de la Croce
che rasserena il ciel, che ’l mare acqueta,
che noi d’amor non consumante coce:
venia su’ passi numerosi e tardi
calcando co’ piè nudi e vepri e cardi.
39
Esser da ventott’anni si ’l dichiara
de l’oro schietto il pel eh ’adorna il mento
la chioma similmente d’oro e rara,
cui reverente aspira e trema il vento,
sugli omeri gli cade (onde s’impara
di sua beltá celeste un argomento),
va dritta giú fin dove il collo asconde,
indi se ’ncrespa e muove a guisa d’onde.