Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/228

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Seguendo tuttavia cotai parole
un principal di sinagoga viene
inanzi a lui, che molto s’ange e duole
ch’ornai la figlia sua fuor d’ogni spene
di medico sen muore, e ch’altra prole
non ha che lei né aver la etá sostiene.
Però non senza pianto il prega, voglia
campar da morte lei, trar sé di doglia.
XOI
Iesú, come signor ch’assai parteggia
non con veruna sorte, ma con fede,
nulla risponde allor, ma signoreggia
nel costui cor che pienamente crede;
e mentre va con l’infinita greggia,
che stanco mai non ha seguendo il piede,
colui, fatto giocondo, avanti corre
sol per poter l’albergo suo comporre:
102
comporlo ed adornar, ché ricevute
ad esser vi hanno le virtú divine.
Non piú de la figliola la salute
gli cal che s’un tant’uomo a sé decline,
in cui non sta fra tanto la virtute
in ocio no, ma le sue medicine
cangiando il torto in dritto, il sozzo in bello,
tutte in andando imparte a questo a quello.
103
Donde quel nobil uomo, in maggior speme
giá sorto, ecco al contrario fu ritratto,
perché piú fresche nòve, ornai supreme,
vengon esser la figlia morta affatto.
Allora il miser padre, in su l’estreme
ripe del suo sperar venuto, ratto
cadde a quel nunzio, e lungo mai quant’era
gittasi a terra e piagne e si dispera.