Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/255

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Ben so che voi sapete Tesser vostro
errar dal giusto, benché al volgo ascosi;
ma l’odio che portate al valor nostro
vi tien, vostro malgrado, a Dio ritrosi:
e questo è ’l peggior vizio che dal chiostro,
che dal centro infernal gli spirti ombrosi
recasser mai con gli altri al mondo, intanto
che detto vien «peccato» in Spirto santo. —
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Queste con altre assai parole il Saggio
lor disse, al seco averli sempre intento.
Ma di tal ceppo son, di tal legnaggio,
che, s’omo in rete mai può accoglier vento,
se ne le man serrar d’Apollo il raggio,
cosi tenean quei duri il parlamento
del vero ne Torecchie, e men nel core,
ch’uscir non voglion di lor puzzo fuore.
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Nel puzzo come i boi gioiscon lieti,
dando di corno a eh’ indi trarli vuole:
fingonsi, nondimeno, mansueti
esser venuti a Talme sue parole;
tutti nel volto son tranquilli e cheti,
rosi nel cor da T invide tignole;
sembiante in lor non è che non s’appulcri,
si come i bei, ma putridi sepulcri.

A lui dicon ancor: — Maestro degno,
ché degno esser tal nome a te pensiamo,
se d’alto pure in questo basso regno
vieni Figliuol di Dio, nonché d’Àbramo,
conténtati mostrarci qualche segno,
acciò piú lealmente ti crediamo,
e sia cagione averti per quel tanto
promesso ai padri, e darsene poi vanto.