Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/81

Da Wikisource.

24
E perché son confini de’ giudei,
per mastro ebber gli antichi lor Abramo,
il qual gli arabi, persi, afri e caldei
primo adescò de le scienze a l’amo.
Gli onoran dunque o come semidei
o come lor dal cui piú nobil ramo
quel Re nascer dovea, quel tanto saggio
eh’ a sue virtú non troveria paraggio.
25
Né questo solamente san dal libro
di Balaamo e succedenti padri,
ma da’ volumi che Tarquinio al Tibro
comprò da l’una de le diece madri.
Ed oltre a ciò l’ingenioso cribro
distingue in loro i sensi occulti ed adri
degli profeti ebrei; però sen vanno
da loro intender cosa che dir sanno.
26
Voglion spiar da scribi e sacerdoti,
cui sta di puoter dirlo, u’ Cristo nasce;
ché gli oraeoi di Dio, del cielo i moti,
quant’occupa natura e quanto pasce,
e quei che giú nel centro stan rimoti,
chiamano eh’ è giá nato e dorme in fasce,
ma cercali sol che la cita, che ’l lito,
che ’l tetto proprio sia lor mostro a dito.
27
Erode, ciò sentendo, giá del regno
non sospettoso men che per usanza,
riporta un petto d’ ira e tèma pregno
ch’altri venga occupar la regia stanza.
Tosto di ripararvi fa dissegno:
finge ’mistá, religion, leanza;
raccoglie que’ signori con tal fede,
qual d’un coverto mentitor si chiede.