Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/135

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Giá scende ad armeggiar nel campo umano:
ecco il maggior stendardo, ecco la pianta,
quella non giá cui pronta fu la mano,
70la tua mal cauta man, onde si avanta
d’aver tant’alme e piú sempre acquistarne
l’abisso, e in ciel non ir sol una santa.
Frutto mortai e peste a chi è di carne
cogliesti alfin dal legno, onde credesti
75frutto d’essenzia eguale a Dio recarne.
Quindi per li pensieri tuoi scelesti
sconfitta fu la forte tua guerrera
fida magion, ché tu cosi volesti.
Se il mal desio le tolse la bandiera,
Ho che meraviglia? quando che, ciecato,
chinasti i sensi alla contraria schiera!
Questi tuoi traditori poi t’han dato
vinta ragione in man del tuo nemico,
fattogli servo in guardia del peccato.
85Per vincer dunque l’aversario antico
e in te sopporre a te le voglie tue,
portate ho l’arme al tuo fedel amico.
Vedilo qui fra l’asinelio e il bue,
d’umiltá santa forte campione,
90pronto a mostrar per te le forze sue.
Fia questa croce il magno confalone,
che s’appresenti e, rotte l’alte mura,
entri l’inferno e a forza ti sprigione!
Vedi la soda lancia, cui non dura
95né scudo alcun né usbergo né corazza,
sian pur d’invitto acciaio e tempra dura.
Vedi le scale, ove salendo, ammazza
li suoi rubelli, né a ferir assonna,
quando col stocco, quando con la mazza.
100Queste son le due sferze; e la colonna
del suo bel padiglion sostien l’incarco;
vedi la spongia e l’inconsutil gonna: