Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/136

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gonna che il copre armato, mentre al varco
securo attende le scoperte insidie,
ove. malgrado lor, ben tira d’arco.
La spongia dell’amaro fel d’invidie
mille cagioni a tolerar gli presta,
de’ propri suoi gli oltraggi e le perfidie.
Vedi, l’augel cristato avvisa e desta
le sentinelle sue, mentre abbandona
l’arme a riposo ed a quiete onesta.
Vedi che gli è tessuta una corona,
ove le spine, come in oro pietre,
al Servator del cittadin si dona.
Vedi il martel, onde convien che spietre
ogni durezza, e al suo destrier ai chiodi
talor doppie l’andar, talor l’arretre.
Tre sono quelli, ad uso per duo modi,
pel freno l’uno, i due per li speroni,
che romper sanno di pigrizia i nodi.
Ecco i danari al soldo e paga buoni,
di sua sembianza impressi. Ecco tre dadi,
che sceglion gli avvezzati al l’arme e proni.
Cosi del ciel le rotte scale e i gradi
s’hanno a rifar per la costui possanza,
e dell’inferno a ratturar i guadi.
Tu sol d’esserne sciolto abbi speranza
e fede in Lui, né si il peccato apprezzi,
che in suo dispregio l’impetrata usanza
per questo gran Fanciullo non si spezzi.