Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/167

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ma non ch’alcun non facciavi giudicio
e saggiamente seco non sospetti
105esser tal caso d’alto affar indicio.
Quinci va dunque ai geniali tetti
in compagnia di fede assai piú ferma,
ch’anzi non fu di Gabriele ai detti.
A Elisabetta, moglie annosa e inferma,
no entrò nel toro maritai; e quella
gravida in fatto esser in punto afferma.
Or conceputa è la fulgente stella,
ch’a mostrar abbia al mondo il divin Sole
quando fia il tempo e la stagion novella.
115Ma Vegno a quel che piú tua voglia vuole:
del principal soggetto avrai certezza,
ch’è questa nostra sacrosanta Prole.
E dirti vo\ per tua maggior prontezza
a quanto seguirá, le cose prime
120di questa dea, che il del cotanto apprezza;
acciò, se mai t’infiammi a dirla in rime,
t’appigli al vero e lasci burle e sogni,
che pulir soglion affettate lime.
Ama, Teofil, sempre il vero in ogni
125guisa di dire, e quando ascolti o pensi,
o, se puoi, quando ancor dormendo insogni.
Ma questo maggiormente far conviensi
nelle sincere istorie, che trattarle
senz’ulla passion e affetto dènsi,
130per cui non è chi il vero scriva o parie.