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CANTO XVI

Figura della regina Saba, che andò da Salomone.
Li magi entrano ad adorare ed offerire a Cristo.
Febo giá torna a riscaldar quel sole
ch’a noi dá il caldo, il lume, il corso e quanto
donde succresce l’universa prole.
Gioseppe ed io con esso lui, fra tanto
5che la gran Madre al maggior Figlio intende,
da lor ci erámo allontanati alquanto.
Non oziose il giusto l’ore spende,
ché in una sempre verde antica selva
per nutrir noi fa piú cosette e vende,
io Qui ladro alcun né temeraria belva
danneggiar suole, ove con lor armenti
piú d’un bifolco a pecorar s’inselva.
Qui il santo fabro ed io con li strumenti
fabrili ci trovamo; io mal perito
15solo a sgrossar, egli a pulir intenti.
Ma, giunta l’ora, poi, che l’appetito
nativo in noi chiede ristoro ed ésca,
seggiamo al nostro solito convito.
Pane, frutta, radici ed acqua fresca
20delizie sono e splendide vivande:
raro si caccia a noi, raro si pesca.
Qua sempre armenti e gregge in copia grande
vengono al mormorar delle vive acque;
chi l’erbe pasce e frondi e chi le ghiande.
25Benché gennaro sia nevoso, piacque
pur a natura assai per tempo sciòrre
e fronde e fiori ove ’l suo Mastro nacque.
È fra’ pastori alcun nato a comporre
semplici versi, e a querci darli ed olmi,
30e chi li canta e chi ad udirli corre.
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