Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/26

Da Wikisource.

Udivasi nell’aria un tal fracasso,
qual s’ode in terra d’appicciate schiere:
105tanto valea chi finse di compasso.
Le forme, che cadeau, non eran vere;
ma vote o piene pur di paglia o stoppa,
parean brutti demon con facce nere.
Fumo e polvino in aria cela e stoppa
110la vista nostra si, pur senza noia,
che il finto e vero in un sol vero intoppa.
Di Dite la cittá, li posta, Troia
parca seder nel fuoco, e quanti d’alto
vólti giú sono, tanti ardendo ingoia.
115Ver era il grido, falso era l’assalto,
che con fracasso d’orni, legni e canne
facean tremarci sotto a’ piè lo smalto.
Or Lucibello ongiute ha ornai le spanne,
ha duri e folti peli di cinghiale,
120ha della bocca fuor le curve sanne;
spande di vespertillo duo grand’ale;
fuoco dagli occhi lancia e dalle nari,
che Mongibel non ne lanciò inai tale.
Ma non cosi però, ch’ei si ripari
125 dalle percosse di Michel gagliardo,
che di vittoria è ornai tra i pregi rari.
Alfin gli caccia nel gran ventre un dardo;
e quel, voltato in giú col capo innanti,
non fu con gli altri negri al fuger tardo.
130Di trombe allora e d’altri suoni e canti
alta armonia percosse l’aria, e gesti
si fan di giuochi e carri trionfanti.
Mi volsi al biondo vecchio e dissi : — Questi
si fatti oggetti apportano verace
135forma di vero e sensi al vero desti.
Beati voi, che, mentre si vi piace
trattar imprese degne, v’acquistate
tranquilla in terra, eterna in cielo pace!