Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/60

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Giá del del finto al mio destro emisfero,
dov’io sedea, pendente vien per l’aria
un negro drago e in vista molto fiero.
La musica, di suono e canto varia,
35tacque con gran silenzio al primo aspetto
di quella falsa bestia e temeraria.
Come il pittor del 1 i pianeti è astretto
por uomo o donna in carro fra due rote
tratte dagli animai per l’aer schietto,
40non men sospese in alto fiere vote
ir vidi ad una ad una e trarsi dietro
molte sibille e vergini devote.
Vien dunque il mal serpente sotto un tetro
scaglioso corio, e un carro par che tire
45di color tal qual è d’arancio o cetro.
La Persica vi è dentro, e par s’adire
contro lo stesso drago, in viso altiera.
Poi cominciò cantando cosi a dire:
— Ecco, mostro infernai, ecco, empia fiera,
50che un gran potente in tuo malgrado nasce,
per cui del regno tuo la fin si spera!
Dal ventre verginal, dal latte e fasce
all’alma croce sua quel ben ci porta,
che sol d’amore i cuori nutre e pasce.
55Né pasce i cuori pur, ma sotto scorta
di sua divinitá con cinque pani
ben cinquemila corpi riconforta. —
Cantato ch’ebbe, volse gli occhi umani
Palermo a me: — Giá — disse — non ci avete
60dell’Uomo Dio non sempre ebrei, ma strani.
Dal primo tempo a questo, in ch’ora siete,
due leggi pose Dio per freno a quanti
ha Morte presi e prende alla sua rete.
La prima fra le genti nacque innanti
65fosse notizia del peccato occulto;
e posto a star col re d’eterni pianti,