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CANTO XVI

Apparizione del limbo e di molti santi padri.
Giunti alla fin per dar principio all’atto,,
ch’era giá il quarto, il volto di quel loco
tutto cangiarsi poi vidi ad un tratto.
Come di notte un lume di gran fuoco
5aggiorna intorno, e poi, consunto quello,
le brage illustrali si, ma molto poco;
ovver come di Cinzia il viso bello
abbella il mondo, e tutto dopo imbruna,
ché scolorar subita nebbia fèllo;
io simile luce, ovver poco men bruna,
porse il teatro al trar su molte tele
tutte ad un cenno, e non ad una ad una.
Tra gli occhi nostri e’ rai delle candele
quelle da basso in alto se ne giro
15piú ratte assai di quel che fan le vele.
Veggo molt’ombre dentro a loro in giro
passar d’umane forme lunghe e macre,
ed odo frequentar piú d’un sospiro.
Poi parolette accorte, dolci ed acre
20s’udivan mormorar tra lor, ma oscure,
coni’esse han fatto le Scritture sacre.
Depinti eran quei lini di rotture,
di pietre, alpe dirotte e nude ròcche,
antri, caverne, avelli e sepolture.
25Stan gli uomini e le donne come tócche
di compunto timor devoto e pio:
le orecchie intente, e chiuse avean le bocche.
— Qui s’appresenta il chiostro, nel qual Dio,
serrato avendo il del, queU’aline asconde,
30che I’han temuto e non posto in oblio. —