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178 ii - vera storia di due amanti infelici


in scena il fatale ritratto. Dio! Dio! mi tremano le fibre nello scriverti. E che rispondergli? che dirgli? Dispietato! hai posto il dolore, la costernazione, il sospetto fra due sposi innocenti, in seno d’una famiglia... Guardati per sempre dal funestare colla tua presenza e con tue lettere una misera donna, che... Oh, se la vedessi! se sapessi! Troppo debole core, taci! Tu, amico, abbi cura di tua languida salute, estingui la crudele passione...; ti consola! Addio.

Teresa.


Il servo ci chiamò a cena. Iacopo non prese cibo, non parlò; ma, tenendo aperta la lettera suddetta, la contemplava, tornava a rileggerla pian piano, e la bagnò piú volte d’alcune rare e grosse stille di pianto. Lo scongiurai vivamente che prendesse qualche cibo e che avesse riguardo alla sua salute. Egli, per contentarmi, prese alcuna piccola cosa da un piatto, ed, appena l’ebbe assaggiata, che svogliatamente la rimise nella tavola; bevette pochi sorsi di vino; e, datomi un tenero amplesso: — Buona notte, amico, — ed entrò nella sua stanza. Chiesi al domestico se tale era sempre la funesta malinconia di Iacopo. — Oh, sempre! — mi rispose. — Il suo viaggio è stato accompagnato or da febbri violenti, or da delirio, or da diluvi di lagrime: rare volte l’ho veduto tranquillo. Qui, poi, non vi so narrar quanta compassione egli abbia risvegliato nei semplici cuori di questi buoni montanari; ma, Dio sommo! alle volte il suo stato spaventa, e fa gelar il sangue. Quando avran fine i suoi guai? — E quella lettera — gli soggiunsi — quando l’ha ricevuta? — Questa mattina, da un incognito. — Io me ne andai al riposo.

Iacopo prima di coricarsi, scrisse:

Teresa! non temere; io piú non renderò funesti i tuoi giorni. Sí; tu l’hai pronunziata la terribil sentenza: estingui la crudele passione... Oh donna adorata! l’estinguerò, se pure tutto il gelo della tomba è capace di ammorzar la mia fiamma.

È notte! Tutto mi tace d’intorno; riposano i mortali e le belve in seno d’un caro sonno; l’intenerita natura dorme velata di negre bende. Io solo qui veglio, e contemplo la muta oscuritá: gli aridi miei lumi cercano invano un qualche pietoso refrigerio; secca è la fonte delle lagrime, ed i sospiri mi ripiombano affannosi sul