Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/135

Da Wikisource.

delle ultime lettere di iacopo ortis 129


altro che la nullitá della vita. Pareva che l’Ortis in questa lettera non avesse mai pensato a Teresa, e solo la nomina nell’ultima parola. Ma dal principio alla fine del libro si sente com’essa ristora di qualche dolcezza il cuore di lui e gli prolunga la vita. Questo carattere, come altri disse, «è muto e velato». Peraltro il lettore, da che s’è avveduto che l’Ortis è riamato, non solo indovina tutto quello che Teresa tace, ma può discernere, trasparente di sotto al velo, finanche il pianto che scorre dagli occhi della giovane innamorata. Assai cose poteva dire e fare Teresa, e stava all’amico di Iacopo l’inserirle nel ragguaglio, che, in via di commento alle lettere, ha dato a chi legge; e forse non ci fa sapere se non quel tanto che i riguardi al mondo gli concedevano. Inoltre, stando alle leggi dell’arte, si doveva avere riguardo al decoro. La scena è in Italia, e la fanciulla è italiana. Molte delle donzelle nobili in Italia amano quanto Teresa e con pari virtú, e vanno vittime silenziose al sacrifizio; e, se pur tentano di deviare la loro imminente sciagura, i loro tentativi riescono sempre vani ed ignoti: rare volte, finché sono nubili, il mondo le vede, massime in alcune cittá, ed è rarissimo che se ne parli. Se poi il loro contegno, quando sono accasate, non risponde a questa educazione e alla loro innocenza e alla specie di religione con che sentono sin da quindici o sedici anni l’amore, se ne incolpi l’uso di maritarle appunto come fu maritata Teresa. Chi ha viaggiato in Italia ha veduto come l’orgoglio e la scioperatezza e le ricchezze inducono quasi tutti i patrizi a costumi molli, ridicoli e abbietti, de’ quali le lor giovani mogli devono necessariamente partecipare. Le spose ricche nelle case patrizie non sono madri di famiglia; e, quando il volessero, non sarebbe lor conceduto d’ingerirsi nella domestica economia. Alla tirannide paterna che irritò le loro anime, a’ vizi de’ mariti che le corrompono, all’ozio che le induce a qualunque occupazione le liberi dalla noia, all’esempio delle loro madri guastate dalle stesse cause, aggiungasi certe confraternite di uomini, che, sotto colore di dirigere le passioni e di depurarle nelle ricche dame, le adulano. Quindi la sciagura di quelle misere, la sciagurata educazione de’ figli e la sciaguratissima fama delle italiane; benché molte, specialmente negli altri ceti, non abbiano potuto essere guaste dagli usi patrizi: ma il mondo non le conosce, e le poche splendidamente ree versano la macchia sovra tante altre, che vivono modestamente innocenti. E l’amor di Teresa per l’Ortis è pieno della religione di cui s’è dianzi parlato. Il carattere