Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/142

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lasciato; ma, volendo parlare in quel modo stesso d’amore o d’idee malinconicamente filosofiche, non gli venne mai fatto: benché fosse appena passato l’anno che la tempesta del suo cuore fosse acquetata, e ne sentisse ancora l’ondeggiamento. L’altra si è: che, per dare a’ materiali giá preparati la debita convenienza con la nuova disposizione, lo scrittore si studiò di ridurli all’ordine e al colorito del Werther; e, per l’ordine, gli bastò traslocarli, dividere una lettera in due, farne una sola di due o tre; ma, quanto al colorito, non gli riusciva che di guastarlo, e li lasciò com’erano dianzi. Trovò migliore espediente di levare via de’ materiali, che, quantunque fossero stati dettati dalla passione, non gli parevano corrispondenti al nuovo disegno; e s’è poscia doluto di non averne levati assai piú, fra’ quali il Frammento della storia di Lauretta1. Però avrebbe scemato assai cose dalle edizioni susseguenti, s’ei non tenesse per sistema invariabile di non mutar mai (se non poche e inosservabili cose, come vocaboli e modi di dire) ne’ libri giá pubblicati, e molto meno nelle lettere d’un uomo che, secondo l’opinione di molti, non vive piú. Da questo ragguaglio l’ipotesi sovrascritta parrebbe distrutta. Per altro v’è ne’ due libri tanto di quel foco primitivo, che non può né essere umanamente trasfuso mai in chi non l’ha, né mai ricevuto; e prorompe con tali rassomiglianze insieme e dissomiglianze, da far dire che l’ipotesi non è tanto assurda quanto un po’ troppo applicata. Certo è che, se l’uno degli autori avesse in tutto imitato l’altro, non avrebbe potuto far mai discernere la propria originalitá. Il maggior numero de’ censori, stando piú alle forme esteriori somigliantissime che all’intrinseca differenza, avevano da principio ne’ giornali di letteratura e nelle gazzette confuso l’Ortis con tutte le altre imitazioni triviali del Werther; e con tanta asseveranza, che, se la calca dei lettori non li avesse smentiti, nessun libraio si sarebbe addossata la ristampa di quel romanzo. Que’ censori2 non hanno

  1. Non vogliamo dubitare di quest’asserzione, da che la leggiamo nel documento poc’anzi allegato, al quale abbiamo ragioni da prestare intera fede. Tuttavia quel Frammento di Lauretta, che in sé è poca cosa e pare imitazione dalla Maria di Sterne, serve a provare lo stato della mente dell’Ortis, incapace di dar ordine a’ suoi pensieri o di sviarli delle sue passioni. Inoltre è dato come cosa suggerita da un altro libro: né sappiamo perché in alcune edizioni molti passi, che precedono quel Frammento siano omessi ed altri aggiunti, e con si poca arte, da lasciar conoscere l’inopportunitá e la diversitá della penna.
  2. Vedi il Giornale di Padova, 1803, dove pare che si concluda che l’Ortis meriti molta lode, ma bensí come libera e felice versione del Werther.