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i - frammenti di un romanzo autobiografico 171


prepotenza divina mi faranno rappresentare1 su questo mortale teatro la parte del piccolo briccone.

Da questo che ho detto avrai desunto, spero, quello che non posso dire. Bensí’... Lo dirò? Sogno talvolta di nuotare alla gloria per un mare di sangue. Or tu puoi desumere ciò ch’io non posso dire.

Un pari accesso avea, non ha guari, abbattute le mie facoltá. Io aveva esiliato dal mio ingegno le vergini muse e dal mio cuore il dolce spirito dell’amore. Addio patria, addio madre, addio cara e soave corrispondenza di pacifici affetti. Pareami di consacrare alla libertá un pugnale fumante ancora nelle viscere de’ miei congiunti, e di piantar la bandiera della vittoria sopra un monte di cadaveri. La mia fantasia scriveva frattanto il mio nome sulle vòlte dei cieli. Ma io mi sentiva rodere a un tempo dalla fame di gloria, l’ulcera sorda del supremo potere. Se non che la disperazione di conseguirlo prostrò l’anima mia, la quale giaceva, aspettando il soffio distruttore della morte.

Una notte, nell’agonia dell’infermitá, mi sono sentito asciugare il sudore del volto. Schiudendo gli occhi languenti, vidi al debile raggio di una lanterna un vecchio scarno e coperto d’un saio sdrucito; il capo calvo, la barba canuta e divisa in due liste. — Non conosci me piú? — mi disse, sedendo presso al mio capezzale...

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...gno. Mi stringeva anzi affettuosamente: quindi mi stese la

mano e mi confortava (?)..... il mio sonno. — Non dormo, no — diss’io, sospirando profondamente e volgendomi dal suo lato, — non dormo:... aspetto qui il sonno eterno! Ma tu che cerchi da me? —

Ed egli — O mio figliuolo! tu hai negletto la fortuna, perdute le scarse delizie della vita, consumata la gioventú; e, invece di pentirti, ti vai divorando quel poco d’ingegno che ti resta e che può solo acquistarli la gloria, il di cui cieco desiderio ti ha ridotto a questo deplorabile stato! — Il mio volto si rasserenava

  1. Le parole in corsivo appaiono cancellate nell’autografo, e non sostituite [Ed.].