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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/273

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discorso quarto 267


impresa. Che se non a nazioni vere, ma a regali famiglie ed a grandi volghi tende il canto del poeta, allora pare giusto Tesilio che decretava Platone. Il decadimento della poesia storica s’incomincia a travedere sino da’ tempi di Virgilio. Ma se i secoli gotici non ci avessero invidiate le poesie di Alceo, forse l’amor della patria e delle virili virtú suonerebbe piú dalla lira di quel capitano odiator de’ tiranni[1], di quel che suoni dalle imitazioni di un cortigiano, che lusinga il suo signore, confessandogli di essere fuggito dalla battaglia, estremo esperimento degli ultimi romani contro la fazione di Cesare[2], e fa aiutatore un iddio del suo tradimento. È da badare che di tutte quasi le reliquie di Alceo, restate presso Eraclide Pontico ed Ateneo, si trova, non dirò l’imitazione, ma la traduzione letterale in Orazio[3]. Che s’ha dunque a pensare sí d’Alceo che degli altri lirici, de’ quali quantunque incontriamo rari vestigi, vivono i nomi tuttora e vivranno immortali come le muse? Quasi una intera ode si appropriò Catullo della sventurata Saffo[4], imitata ad un tempo da Lucrezio [5]; ed ho argomenti, non opportuni a questo discorso, per sospettare greco l’inno a Cibele[6]. Poco ha Virgilio di veramente pastorale nelle egloghe, che non sia di Teocrito; ed oltre i versi trapiantati da Omero e dagli altri [7], il celebre libro quarto dell’Eneide sarebbe piú letto in Apollonio [8], se questi lo avesse cantato con la divinitá dello stile virgiliano, come lo architettò due secoli prima con circostanze piú passionate e piú vere. Se non che, e la imitazione e le adulazioni

  1. Quintil., lib. x; Orazio, lib. ii, ode x, verso 26 e sg.; lib. iv, ode viii, verso 8, ed altrove.
  2. Lib. ii, ode vii, verso 14; lib. iii, ode iv, verso 27; e ne’ Sermoni.
  3. Paragona, fra gli altri, le prime due strofe dell’ode x, lib. i, e l’ode xv, verso 5 e sg., con i frammenti d’Alceo, stampati fra’ lirici greci. • Questo mio parere intorno alla imitazione di Orazio è stato pensato anche dall’Heyne prima di me; e scritto quasi con le stesse parole (Opera Virg ., tom. ii, Disquisit. I, De carmine epic. Virg.). *
  4. Catullo, carm. li; Longino, sezione x.
  5. Lib. iii, verso 153 e sg.
  6. Catullo, carm. lxii.
  7. Vedili tutti presso Macrobio, Saturn., lib. v e vi.
  8. Lib. iii, verso 284, e continua nel lib. iv.