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330 vi - commento alla «chioma di berenice»


costume le tenea rinchiuse. Però nel loro culto era conceduta la mirra, come per memoria del pudore famigliare e della pietá figliale e fraterna. L’albero, da cui goccia questa gomma, si predicava nato dall’infelice Mirra, la quale, dopo d’avere empiamente compiaciuto degli abbracciamenti del padre al proprio amore, errando fuggitiva ed esecrata, fu convertita in quest’arbore. Ovid., Metam., x, 499:

Quae, quamquam amisit veteres cum corpore settsus,
flet tamen, et tepidae manant ex arbore guttae:
est honor et lacrimis: stillataque cortice myrrha
nomen herile tenel, nulloque iacebitur aevo.

  • Loda Catullo (carme xciii) un poema intitolato Zmyrna, fatica decennale ed accuratissima di Cornelio Elvio Cinna, ottimo fra’ molti poeti di quella etá.

Nam neque adhuc Vario videor, nec dicere Cinna
digna.  Virg., egl. ix, v. 35.

Vedi anche Servio, ivi. E, perché la gomma mirra era da’ greci detta anche σμύρνην, congetturarono gli eruditi che il poema trattasse degli amori infelici della figlia di Ciniro. Questo poema, ad ogni modo, malgrado le lodi di Catullo, di Virgilio e di Servio, peccava di oscuritá, se gli epigrammi di Marziale non mentono: lib. x, epigr. 21. Vide etiam Vulpium, ad carm. xciii Catulli: praecipue Svetonium, De illustr. gram ., cap. xviii, ubi de L. Crassitio sermo.*