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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/34

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28 iv - seconda redazione delle


impiego sicuro? E tutta la storia di lui mi pareva il romanzo di un pazzo; ed io sillogizzava, cercando ciò ch’egli, per non strascinarsi dietro tutte quelle sventure, avrebbe potuto fare, o non fare. Ma siccome ho piú volte udito infruttuosamente ripetere sí fatti «perché» ed ho veduto che tutti fanno da medici nelle altrui malattie, io sono andato a dormire borbottando: — O mortali, che giudicate inconsiderato tutto quello che non è prospero, mettetevi una mano sul petto e poi confessate: siete piú savi o piú fortunati? —

— Or credi tu vero tutto ciò ch’ei narrava? — Io? Credo ch’egli era mezzo nudo, ed io vestito; ho veduto una moglie languente, ho udite le strida di una bambina. Mio Lorenzo, si vanno pure cercando con la lanterna ognora nuove ragioni contro il povero, perché si sente nella coscienza il diritto che la natura gli ha dato su le sostanze del ricco. — Eh! le sciagure non derivano per lo piú che da’ vizi; e in costui forse derivarono da un delitto. — Forse? Per me non lo so, né lo indago. Io, giudice, condannerei tutti i delinquenti; ma io, uomo, ah! penso al ribrezzo che costa il solo pensiero del delitto; alla fame e alle passioni che strascinano a consumarlo; agli spasimi perpetui; al rimorso con cui si mangia il frutto insanguinato della colpa; alle carceri che il reo si mira sempre spalancate per seppellirlo...: e s’egli poi, scampando dalla giustizia, ne paga il fio col disonore e con l’indigenza, dovrò io abbandonarlo alla disperazione ed a nuovi delitti? È egli solo colpevole? La calunnia, il tradimento del secreto, la seduzione, la malignitá, la nera ingratitudine sono delitti piú atroci; ma sono eglino neppur minacciati? E chi dal delitto ha tratti campi ed onore! O legislatori, o giudici, punite: ma prima aggiratevi meco ne’ tuguri della plebe e ne’ sobborghi di tutte le capitali; e vedrete ogni giorno un quarto della popolazione che, svegliandosi su la paglia, non sa come soddisfare alle supreme necessitá della vita. Conosco che non si può cangiare la societá, e che l’inedia, le colpe e i supplizi sono anch’essi elementi dell’ordine e della prosperitá universale: però si crede che il mondo non può sussistere senza legislatori e senza giudici; ed io lo credo, poiché