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lungo la francia e l'italia 133


in fuori, ravvolti in una rete di seta con alquante foglie d’ulivo bizzarramente intrecciatevi da una banda. Era bella assai! e s’io ho mai provato la piena d’un onesto crepacuore, fu nel punto ch’io la guardai.

— Iddio ti consoli, povera donzella! — esclamò il postiglione. E, volgendosi a me, tornò a dire: — Piú di cento messe si sono già celebrate in tanti conventi e nelle chiese parrocchiali del contado per lei, ma senza pro. Talvolta rinviene in se stessa; e noi abbiamo fede che un dí la Vergine la risani; ma i meschini suoi genitori, che la conoscono meglio di noi, non però sono consolati nemmeno dalla speranza, e temono che non riavrà piú i suoi sentimenti, mai piú. —

Com’ebbe il postiglione ciò detto, Maria fece una cadenza si melanconica, sí affettuosa e sí querula, ch’io balzai fuor di carrozza a riconfortarla; e, nel risentirmi del mio entusiasmo, mi trovai seduto in mezzo a lei e la sua capra.

Maria m’affissò pensosa alcun poco; poi guardò la sua capra, poi me, e poi la sua capra ancora; e cosí ora l’una, ora l’altro.

— Or bene, Maria — le dissi amorosamente; — che rassomiglianza ci trovate voi? —

Ma e tu, candido lettore, credi ch’io non le feci questa interrogazione se non perch’io sono umilmente convinto che anche l’uomo è una bestia: credimi, e di questo te ne scongiuro, ch’io non avrei lasciato andare una burla intempestiva alla presenza venerabile della miseria; no, quand’anche m’impadronissi di quanta arguzia sgorgò mai dalla penna di Rabelais.

— Addio. Maria! addio, povera malavventurata donzella: non oggi, un dí forse, udrò dalle tue labbra i tuoi guai. — Fui sino ad ora deluso. Intanto ella prese il suo flauto, e mi fe’ con esso tal racconto di sciagura, ch’io mi rizzai, e a passi rotti ed incerti me ne tornai adagio adagio alla mia carrozza.


Continua il capo lxiii dell’itinerario di Yorick.


Il racconto di questa donzella impazzila m’avea pur commosso leggendolo; ma, vedendomi in quelle vicinanze, mi tornò al pensiero sií fieramente, che con irresistibile forza mi strascinò mezza lega fuori di strada al villaggio de’ suo’ parenti a domandarne novella.