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lungo la francia e l'italia | 37 |
tanto da contentarli. Ogni spirito gentile aleggerebbe su le penne d’Ainore a benedire la loro assunzione; ma svogliatamente ascoltando, le anime di Smelfungus «di Mundungus pretenderebbero antifone di gioia sempre diverse, sempre nuove estasi d’amore, e sempre congratulazioni migliori per la loro comune felicità. Non sortirono, e li deploro cordialmente, non sortirono indole atta a goderne; e fosse pur assegnata a Smelfungus e Mundungus la beatissima tra le sedi del paradiso, ei sarebbero sí lungi dalia beatitudine, che anzi le anime di Smelfungus e di Mundungus vi farebbero penitenza per tutta quanta l’eternità.
XIX
MONTREUIL
Io aveva una volta perduto la valigia di dietro il calesse: io era due volte smontato alla pioggia, e un’altra volta nel fango sino al ginocchio a dar mano al postiglione tanto che la rassettasse; né mi venne mai fatto d’accorgermi del difetto: e solo, come giunsi a Montreuil, alla prima parola dell’oste che mi chiese se m’occorresse un servo, m’avvidi che questo era appunto il difetto.
— Un servo! e’ m’occorre pur troppo — risposi.
— Perché, monsieur — dicea l’oste, — abbiamo uno sveltissimo giovinetto, a cui non parrebbe vero di aver l’onore di servire un inglese.
— Ma, e perciò un inglese piú ch’altri?
— Sono sí generosi! —replicò l’oste.
— Frustatemi — dissi meco — s’io non mi troverò una lira di meno in saccoccia, e stassera.
— Ma hanno anche il modo, monsieur — disse l’oste.
— Nota a mio debito un’altra lira — dissi io.
— Ier sera per l’appunto — continuò l’oste, — un milord anglais presentalit un écu à la fille de chambre.