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lungo la francia e l'italia 47


Ma che è mai la felicità? che è mai la grandezza in questa dipinta favola della vita? Un asino morto, e non s’era corso una lega, s’attraversa improvvisamente come una sbarra alla carriera di La Fleur: il ronzino non voleva passarvi: vengono a rissa tra loro; e il povero ragazzo fu propriamente sbalestrato fuor de’ suoi stivaloni alla prima coppia di calci.

La Fleur tollerò la sua caduta da cristiano francese, e non disse né piú né meno di «diable!». Rizzasi senz’altro; si rappicca col ronzino: lo inforca; e battealo come avrebbe battuto il tamburo.

Il ronzino salta di qua, risalta di là, e ricalcitra, torna di qua, poi di là, da per tutto insomma fuorché verso l’asino morto. La Fleur voleva spuntarla, e il ronzino te lo scavalca.

— Che hai tu, La Fleur — gli diss’io — con quel tuo bidet? —

Rispose: — Monsieur, c’est un chevai le plus opiniàtre du monde. —

Ed io: — Se la bestia è cocciuta, si trovi la strada a sua posta. —

La Fleur smontò, accomiatandolo con una sonora scuriata; e il ronzino mi pigliò in parola, e si mise la via di Montreuil fra le gambe. — Peste! — disse La Fleur.

Or qui, da che non cade mal-à-propos. noteremo, che, quantunque La Fleur non siasi valuto se non se di due diversi vocaboli d’esclamazione, cioè «diable!» e «peste!», l’idioma francese non per tanto ne ha tre, a guisa di positivo, comparativo e superlativo; ciascheduno de’ quali si adopera ad ogni impensato gitto di dadi nel mondo.

«Le diable!» è primo, positivo grado, regolarmente usitato nelle ordinarie commozioni dell’animo. Poniamo, ti riescono i dadi in doppietto; La Fleur scavalcato; e via via: per la ragione medesima al cocuage1 basta sempre «Le diable!».

  1. Il testo: «cuckoldom». Imitando io, e per quest’unico caso, l’autore che scrive con locuzioni francesi le idee di cui non trova voci proprie nella sua lingua, mi sono giovato del vocabolo «cocuage» da che l’idioma nostro non potrebbe tradurlo senza scandalo e senza perifrasi. E prego i grammatici, umanisti, retorici, vocabolaristi, glossatori, nomenclatori, bibliotecari, accademici della Crusca e gli altri maestri miei, affinché, se possono, ci provvedano [F].