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84 CAPITOLO III

del cavaliere, va aggiunto un bronzo attribuito al Riccio del Museo Nazionale di Firenze e che è la riproduzione senza varianti di un disegno a carbone di Windsor. Come nel gruppo di Budapest, il cavaliere è nudo e il cavallo è impennato. Ma il primo è atteggiato come un lottatore, meglio che come un guerriero, mentre l’animale impennato, per quanto di nobile esecuzione, è ben lontano dalla foga magnifica del compagno di Budapest, che potrebbe tuttavia esserne il prototipo. Nella collezione Home a Firenze, in un gruppo in terra cotta (n. 105), oltre il cavaliere — troppo lungo pel piccolo cavallo e privo di braccia, che andaron perdute — appare anche, ben atteggiata, la figura nuda del nemico caduto come in parecchi disegni di Leonardo. La purezza un po’ fredda dei visi e le forme dei nudi richiamano l’arte fiorentina del XVI secolo. Il motivo ritorna frequente in piccoli bronzi del Cinquecento, d’arte padovana e fiorentina. Uno di essi, vivace e piacevole, nonostante la figura troppo allungata del caduto, nudo, sotto il cavallo, che si conserva a New York, fu riprodotto dal Meller.

Figure analoghe si ripetono, si moltiplicano fino al Seicento inoltrato. Un piccolo gruppo in bronzo del Museo Civico di Padova potrebbe rappresentare un’ultima libera replica di quei tipi: ma oramai — men che il motivo del cavallo — nulla ricorda più l’origine nobilissima1.

Su tutti questi bronzi si eleva per nobiltà di concezione, per vigoria di modellatura, per bellezza di esecuzione il piccolo bronzo del Museo di Budapest, che, come s’è visto, il Meller attribuisce a Leonardo stesso. Il Museo lo

acquistò nel 191 4, insieme alla piccola collezione che Ste-



  1. Ci fu additato dal prof. Andrea Moschetti, direttore del Museo di Padova