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86 CAPITOLO III

disegno che fa parte di un noto foglio di Windsor zeppo di figure di cavalli e di combattenti; e l’accostamento è sorprendente per identicità di spirito, d’intendimenti, di modellato personale e spontaneo. Sarebbe possibile, si chiede il Meller, una tale identità di forme, di movimenti, di punti di vista ed anche di esagerazioni (il bronzo ha infatti qualcosa di eccessivo che sembra esorbitare dai confini concessi alla plastica per cadere in quelli propri alla pittura) se il bronzo e quei disegni fossero di due diversi artisti? Anche nel viso serio, espressivo del cavaliere lo scrittore veae somiglianze decisive con analoghi tipi della Battaglia di Anghiari. Coi cavalieri di un disegno d’ispirazione vinciana per la stessa battaglia, ch’è conservato nella collezione degli Uffizi (altro gruppo analogo a quello attribuito a Rubens — copia da Leonardo — del Louvre), egli istituisce un raffronto per la forma dell’elmo, quale riappare nel bronzo. E noi potremmo aggiungere un tardo disegno della collezione del signor Loëser a Firenze — che sembra ispirato o copiato da un altro gruppo leonardesco analogo o per la stessa scena — in cui gli elmi dei cavalieri presentano la stessa forma, d altronde comune nell’arte classica e nelle ripetizioni posteriori.

Esaminate le evidenti ragioni di puro carattere artistico crediamo superfluo enumerarne, col Meller, altre che lo inducono a ritenere opera originale del grande maestro il bronzetto: la ricerca del centro di gravità del cavallo in confronto a quello ideale dei disegni, l’equilibrio, le diagonali, il gruppo da inscriversi in un parallelogrammo divisibile in due triangoli equilibrantisi fra loro, le lievi diversità fra il bronzo e i disegni richieste dalla necessità della fusione. Il Meller ne conclude che il bronzo è opera originale di Leonardo, perchè esso ha tutti i caratteri sinceri di un modello, senza che una