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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/37

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Gaetanaccio 31

Ridendo prende tra’ fanciulli il posto.
E chi, sia per follia, sia per trastullo,
Qualche volta nel dì non è fanciullo?
«Ma, ritornando a Lei, se favorisca
Qualche sera a goder dello spettacolo,
Co’ suoi o senza i suoi, come gradisca,
Non avrà nel sedere alcun ostacolo,
E decider potrà se si capisca
Chi muove i burattini, arte o miracolo.
La mia casa la sa? Presso il cancello,
Numer undici in via San Bastianello.

«Casciani».


Se Gaetanaccio mentre che visse si fosse compiaciuto delle lodi, tante ne avrebbe avute da potersene gonfiare.

Persino i letterati si mossero a celebrarlo.

Il padre Giambattista Rosani delle Scuole Pie, valorosissimo latinista, lo tolse a soggetto d’un suo carme latino, che recitò nell’Accademia Tiberina, e che pubblicò poi con le stampe.

Iacopo Ferretti, l’infaticabile librettista, tessè il suo elogio in un argutissimo sermone italiano, che si legge nella raccolta dei suoi versi pubblicati in Roma nel 1830. Ma le lodi non sono pane, e Gaetanaccio non cercava che questo.

Se la natura fu con lui generosa nell’acuirgli la mente, non fu egualmente benigna nel formare il suo corpo.