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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/66

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60 A. Parisotti

certa originalità, e forse serve mirabilmente a quel colore misterioso, semplice e sacro, che presenta tutta la canzone. In essa è da notare quel tratto (fedelissimamente riportato dallo Story) ove, finita la strofa del canto e ripreso il ritornello dalla zampogna, sopraggiunge il piffero con un gruppetto ad una nota acuta (un fa nello Story), e forma quasi un contro soggetto, producendo in unione al pedale di quinta un’armonia piena di originalità, e non priva di leggiadria, benchè sopraccarica di quinte e di moti irregolari. In complesso la pubblicazione dello Story per quel che concerne la parte musicale è sufficientemente esatta, se vogliansi eccettuare pochi casi in cui pone non troppo regolarmente le sillabe sotto le note, o fa qualche lievissima variante all’andamento della melodia.

Dopo questi stranieri, che prima di noi si occuparono dei nostri canti popolari, passeremo rapidamente in rassegna le poche pubblicazioni di tal genere fatte in Italia. A nostra cognizione esse non sono che due. La prima, venuta in luce dallo stabilimento F. Lucca di Milano abbastanza recentemente, fu ripresa, meno poche aggiunte, da una più antica edizione eseguita litograficamente in Roma nel 1840 circa, e che ora non ci fu possibile rinvenire. La collezione Lucca ha per titolo: Canzoni e balli popolari romani. Nel fare questa pubblicazione crediamo che l’editore abbia voluto offrire un passatempo agli