Pagina:Frascherie.djvu/7

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& hospitij. I miei Padroni, & Amici son pochi; ma son tali, che per honorarmi, son sicuro, che ti raccoglieranno, pellegrino, ti compatiranno inesperto, ti ripareranno lacero, ti ristoreranno stanco.

Ti rammento, che tù hai gran sembianza di cattivo, perche hai teco un Mondo di cose, e nel Mondo è hoggi poco di buono, e però non t’insuperbire, s’alcuno t’inalzasse alle stelle, dicendoti, che l’intelligenza de’ tuoi versi è Phebo, ò che nelle trafitture de’ Vitij ti porti da Marte, più tosto, se vuoi lode di celeste Natura, in queste tre cosse professala. A quei Personaggi, che ponno compartirti splendore, balena i tuoi lumi. A quegli Amici, che sono trombatori del tuo honorato talento, tuona le loro glorie. A quei Giganti, che per soprafarti, ardiscono d’inalzarsi, che non è dato loro il giugnere, e fulmina le tue Satire.

Nel vagare frà ingegni stranieri, e barbari, compatisci quei molti, che non intenderanno i tuoi detti, soffri quei moltissimi, che diranno non haver tù l’intendimento loro, considera che non senza cagione t’ho fatto io ragionare a gli Efesij.

Se piacci ad uno in qualche cosa, dì, che per lui ti movesti, se gli dispiacci in molte, dì, che passà a veder altri, se lo sto-