E discendeano al pian su d’una costa
inverso una fontana d’acqua pura,
qual era in mezzo della valle posta, 100non fatta ad arte, ma sol per natura;
ed era d’acqua chiara e sí abbondante,
che un fiumicel facea ’n quella pianura.
E poi ch’al fonte funno tutte quante,
corseno a rinfrescarsi alle chiare onde, 105ponendo in elle le mani e le piante.
Ed alcun’altre stavan su le sponde
del fiumicello; e delli fiori còlti
facean grillande alle sue trecce bionde.
Ed alcun’altre specchiavan lor volti 110nelle chiare acque, ed altre su pel prato
givan danzando per que’ lochi incolti.
Cupido, ed io con lui, stava in aguato
dentro al boschetto, e ben vedevam quelle,
ed elle noi non vedean d’alcun lato. 115Poscia ben cento di quelle donzelle
sciolson le trecce della lor regina,
le trecce bionde mai viste sí belle.
Sí come tra’ vapor, su la mattina,
ne mostra i suoi capelli il chiaro Apollo, 120e nella sera quando al mar dechina;
cosí Diana avea capelli al collo,
cosí splendea ed era bella tanto,
che a vagheggiarla mai l’occhio è satollo.
E poi ch’ell’ebbon fatta festa alquanto, 125tennon silenzio tutte, se non due,
che alla sua loda comincionno un canto.
Delle due cantatrici l’una fue
Filena bella, che m’avea promessa
il dolce Amor con le parole sue. 130E quando egli mi disse:— Quella è essa,—
pensa s’io m’infiammai, che la speranza
tanto piú accende quanto piú s’appressa.