Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/322

Da Wikisource.

CAPITOLO IX

Nel quale ragionasi di assai antichi poeti, filosofi ed autori.

  Io ascoltava ancor con gran piacere,
quando su si levò quella virago
per far le cose a me meglio vedere,
     perché s’avvide ben ch’io era vago
5voler saper dell’altre cose belle,
le qual con questo stil ora ritrago.
     Surson dirieto a lei le sue donzelle,
ognuna in capo con una corona
splendente piú ch’a mezzanotte stelle.
     10Ad uno invito di bella canzona,
la qual dicía:— Venite qui su ad erto,—
salimmo al nobil monte d’Elicona.
     Quand’io andava, vidi il ciel aperto
ed un gran lume al monte ingiú disceso,
15tanto ch’egli ne fu tutto coperto.
     E tanto piú e piú pareva acceso,
quanto piú io mirava inver’ la cima,
insino al luogo, ov’egli era disteso.
     Li saggi e li poeti ditti prima
20s’acceson di quel lume, ed ognun tanto,
quanto piú o men nel saper fu di stima.
     Le muse vidi allor a lungi alquanto
venir ver’ noi; ed ognuna di loro
due rettorici avea appresso e accanto,
     25incoronati dello verde alloro
tutto splendente; ed avean tutti quanti
ancora in capo altra corona d’oro.