Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/353

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note aggiunte nella seconda edizione 347


potesse, la giustizia richiede che si faccia con moneta reale, e non con l’impostura d’una carta, che non rappresenta nulla di effettivo esistente e nulla di probabile nell’avvenire.

XXXI

(p. 279, r. 30)

L’odio del presidente di Montesquieu verso ogni governo assoluto traspare in tutti i suoi scritti, sebbene egli abbia cercato mascherarlo mutando senso alle voci piú usitate, e chiamando «monarchia» un governo misto e quasi repubblicano, quale egli voleva che fosse, ma non qual era la Francia, e dando i nomi di «dispotismo» e di «tirannia» alle attuali monarchie. Moltiplica contro le monarchie le imputazioni quanto può, e ne tace i pregi. Confonde le colpe de’ regnanti col vizio intrinseco delle forme monarchiche, e da caso particolare sempre vuol trarre massima generale. Invasati dal suo spirito, altri parlamentari hanno condotto in pochi anni quell’antico e necessario corpo alla totale ruina; e cosí il libro Dello spirito delle leggi ha causato quel maggior danno che potesse alla Francia, al bene della quale pareva scritto e destinato. Tanto è vero che chi scrive delle arti del governo ha da parlare delle cose come esse sono, non come egli vorrebbe che fossero.

XXXII

(p. 281, r. 20)

Era questi l’avvocato don Carlo Franchi, morto poi nel decembre del 1769, con fama d’esser stato tra noi il più illustre avvocato dell’etá sua. Fu invero uomo di bellissimo ingegno, dotato di facondia naturale nel dire e nello scrivere, ornato di varia e scelta erudizione, e, per compirne l’elogio, seppe di legge quanto basta, sicché potette conservar la mente non turbata dalle sofisticherie e stiracchiature e chiare le idee del giusto e dell’ingiusto. «Habuitque, quod est difficillimum, in iuris sapientia modum». Pubblicò egli nel 1747 due allegazioni in difesa di Gaspare Starace, cassiere del banco dello Spirito santo, accusato di grossa frode nel peso degli zecchini, ed in queste discorse a lungo delle monete e de’ nostri banchi.