Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/66

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60 libro primo


numeri si esprime e s’intende. Perloché, riguardo a quest’uso, io definisco la moneta cosí: Moneta è una comune misura per conoscere il prezzo d’ogni cosa. Utilissimo oltre ogni credere è quest’uso, perché senza una comune misura mal si conosce la proporzione delle cose; mentre, riferendosi una ad un’altra, solo la ragione fra loro due si viene ad intendere. S’io dico: — Un baril di vino vale cinquanta libbre di pane, — io non conosco altra proporzione che fra il grano e il vino: ma, s’io sapessí che il baril di vino vale un ducato, subito io intenderò con idea distinta la proporzione fra ’l vino ed un infinito numero di generi, i cui prezzi mi sono noti. E con quanto poca fatica questa intelligenza si venga ad acquistare, lo sa ciascuno. Se giovi, non credo sia da dubitarne; perocché la nostra felicitá da niente altro deriva che dal formare retti e veri giudizi, non avendo le disgrazie tutte, senza eccettuarne veruna, altro padre che l’errore; ed i giudizi non sono mai veri, se le idee non sono vivacemente chiare nell’intelletto.

L’altro uso della moneta è di comperare quelle cose istesse, ch’ella apprezza. A questo uffizio non si può adoprar altro che la reale, cioè il metallo; e, se con alcun’altra spezie di cosa si compra, egli è, perché queste rappresentano il metallo, che è quanto dire che il metallo, assolutamente ed originariamente, è quello che compra ed equivale a tutto. Perciò la moneta reale stimo che si debba definire cosí: Moneta sono pezzi di metallo, per autoritá pubblica fatto dividere in parti o eguali o proporzionali fra loro, i quali si dánno e si prendono sicuramente da tutti come un pegno e una sicurezza perpetua di dover avere da altri, quandoché sia, un equivalente a quello che fu dato per aver questi pezzi di metallo. Abbastanza mi par chiara questa definizione, né credo che ad alcuno potrá nascere difficoltá, riguardando a quelle compre in cui vi è frode o inganno: perché bisogna pensare che i prezzi e i contratti si valutano in moneta ideale e si eseguiscono in reale; laonde gli errori cadono sempre nel misurar male una cosa sulla sua comune misura, che è la moneta ideale: non cadono sulla reale, la quale