Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/69

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capo quarto 63


chi ne fusse desideroso, ne’ ragionamenti letti dall’Homberg nell’Accademia delle scienze; e sono certamente studio dilettevole ed utile ed alla disposizione dell’animo mio il piú confacente: ma, perché il mio istituto non richiede che piú mi vi trattenga sopra, io me ne astengo.

Passo a dire della dissoluzione de’ metalli perfetti, che anche ingiustamente è creduta nell’oro una proprietá utile alla moneta. Chiamasi «dissoluzione» quella divisione d’un corpo in parti minutissime, natanti in un fluido, che tingono, e, la natura di esso imitando, si rendono in tutto liquide e scorrenti. L’acqua comune perciò è il generale disciogliente di tutti i metalli, quando siano finissimamente spolverizzati; l’argento vivo anche egli discioglie tutti i metalli, che siano purgati dalla parte oleosa; ma, propriamente parlando, gli acidi, o sia i sali, sono i veri discioglienti de’ corpi. Niuno però di questi ha forza da scioglier l’oro, altro che il sal marino; siccome il solo nitro discioglie l’argento: gli altri metalli poi da qualunque acido sono stemperati. Quello che è strano, egli è che il sal marino, se si congiunge col nitro, con maggior forza stempera l’oro; e questa dicesi «acqua regia», la quale componesi con due parti di nitro, tre di vitriuolo e cinque di sal marino distillati insieme: ma il nitro, che discioglie l’argento, se vi si meschia il sal marino, diviene inefficace. Vero è che la flemma dell’acqua regia di fresco distillata, dopo che ha sciolto qualche pezzetto d’oro, può liquefar l’argento. E questa sperienza, che il caso scopri, fu poi felicemente spiegata dall’Homberg, a cui avvenne1.

Di qua deriva che l’oro non è soggetto a rugine, perché del sal marino, non essendo egli volatile, non è pregna né l’aria né la terra; ma il nitro, che ha forza d’addentare l’argento, e di cui è sparsa l’aria e la terra, fa che l’argento sia sottoposto ad annerirsi ed a far rugine, quasi come i metalli inferiori. Per la stessa cagione l’aceto non doma l’oro, come Plinio avverti; né il piombo, il mercurio od altro minerale,

  1. Nelle Memorie del 1706, p. 127.