Pagina:Garibaldi - Clelia.djvu/271

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il 30 aprile. 257


vani — esclamò: «Amici un brindisi,» e poichè tutti si alzarono col bicchiere alla mano: — «io bevo,» egli disse. «alla grande nostra fortuna, d’aver incontrato finalmente dei nemici degni di noi in questo paese.»

Orazio rispose: «Io bevo alla liberazione della nostra Roma da ogni immondizia straniera! »

Le parole d’Orazio sembrarono troppo insultanti agli ufficiali — e la maggior parte si levò portando minacciosamente la mano sull’elsa — ma uno fra loro più maturo di età tranquillandoli, disse: «Amici! non conviene turbare la quiete della città, dove sapete che siamo venuti per rimetter l’ordine. — All’alba ci troveremo co’ tre nostri provocatori

— solamente bisogna assicurarsi che questi signori non vadano via nella notte, e ci privino dell’onore d’uno scontro.»

«Troppo fortunata è l’occasione che a noi si presenta — di combattere i nemici del nostro paese,» rispose Attilio; «perchè ce la lasciamo sfuggire. — Se vi garba staremo insieme tutti sino all’alba per movere uniti al luogo della pugna.»

Gli stranieri chiesero della carta per scrivere i loro nomi e tirare a sorte — chi dovesse combattere; — tra i pacifici commensali