Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/58

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altra mercè, se non che mi sii amico, et io prometto in ogni concorrenza rivelarti tutto quello, che si dirà contra di te et contra l'opere tue, et per tuo amore farò la spia, e il diavolo e peggio, pur che ti sappi trattener col fatto mio. Horsù io son tuo procedi da huomo, tieni occulto il mio nome, et fingiamo anco fra noi d'esser nemici insieme, che io fra tanto torrò di qua, et pigliarò di là e con la parte avversa cacciarò carote, e teco venirò via alla reale perché sò che teco bisogna procedere di questa maniera. Resta in pace, che io vò a vedere quel che si dice.

Lettera del Garzoni al sopremo Choro de' Dei.
L

'Haver inteso novamente sopremi Numi Celesti, da un galant'huomo, che con somma indignità del giustissimo vostro foro, ne con minor malignità di pensieri contra di me, per rigore della vostra sentenza diffeso a i dì passati dal mordace parlar di Momo, s'è temerariamente suscitato un capo di congiura detto Zoilo, il quale ha radunato insieme tutta la frotta de' maldicenti accopiando col suo sfrenato ardire ad uno, l'essercito innumerabile de' pedanti, et de' buffoni, per atterrar con nuovo insulto l'honor vostro, e il mio, mi ha recato nell'animo tanta amarezza di pena, et dolore, che non posso se non con acerbissimo sdegno prorompere in un parlare, c'habbia l'istessa amarulentia, et forse maggiore c'hanno havuto loro. Però con questa mia nella fucina di Vulcano scritta a fortissimi colpi di Sterope, et di Eronte, vi faccio più che certi, che l'honor vostro prima e il mio comporta, che questa iniqua setta sia flagellata in modo, che l'insolente audacia, e temerità sfrenata ne i petti loro non solamente perda il vigore ma che rimanga estinta, e annichilata affatto. Io dirò il mio parere in questa materia, et poi facci quel sacrato collegio ciò che gli piace, che à questa turba cosi insolente, fa di mistiero rintuzzar l'estrema libertà del ragionare, et condannargli a quelle pene, et supplicij, che son stati condannati de gli altri, per haver lacerato ingiustamente quel sopremo Choro, et morso iniquamente fra noi le persone honorate; et virtuose. Non vi ricorda, che facesti legare Hesiodo, et Homero a una colonna, et battere aspramente da i demoni infernali, perché ingrati verso di voi composero quell'opre, che sin che duraranno al mondo saranno come ritratti, e simulacri di tante cose laide e brutte, che sono ascritte, e attribuite a voi? Non vi ricorda parimante dannasti a una perpetua sete l'iniquo Tantalo, solo per haver sciolto la lingua in vostro dishonore e temerariamente rivelato quel che per ogni modo di voi tacer dovea. Quando l'insolente Daphita armò la lingua sua di rabbia et di veleno contra l'honore di tanti regi, non vi rammenta medesimamente che voi lasciasti castigarlo con pena giusta e debita, restando finalmente affisso in croce sopra il monte Therace come un tristo e sciagurato. Hor con questi flagelli, et supplicij bisognarebbe al presente proceder contra costoro perché il contender