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ch'Aristotile nel terzo dell'anima havendo assomigliato l'anima nostra a una tavola rasa per esser vuota sul principio d'intelligenza, disse che per l'apprensione delle scienze ella deveniva sommamente perfetta. La onde il gran Commentatore Averroè, nel secondo dell'anima, dove il Filosofo dice. Che l'intelletto è in potenza ogni cosa, et che non si riduce ad atto se non per la scienza, chiaramente ispone, la scienza essere la perfettione di quest'anima, prima ignorante, e rozza affatto. Il che volle significare ancora l'aureo petto d'eloquenza Tullio nel secondo delle sue questioni Tusculane, comparando l'animo nostro senza la debita coltura infruttuoso e sterile, senza dubitatione alcuna rimane. E tale essempio parimente adduce il dotto Ovidio in que' versi.
Fertilis assiduo non renovetur aratro,
Non nisi cum spinis germen habebit ager.
Per la qual cosa ben conchiuse il Savio né proverbij, al xiiiij., dicendo, che Egestas, et ignominia ei, qui deserit disciplinam, ove insegna, che l'abbandonar le scienze è una miseria espressa, et un vitupero della gente sciocca, et ignorante. L'utile poi ch'apportano le scienze, et l'arti, è tanto noto, e palese che meno è noto il giorno, quando più splendono i raggi del Sole sopra questo lucido Hemispero nostro; perché esse tendono l'huomo integerrimo, et ornato di maniere honestissime, e di costumi virtuosi, e santi. Quindi M. Tullio nel primo de' suoi ufficij disse non men saggiamente, che veridamente, Primus honestatis locus, qui in veri cognitione consistit, maxime attingit naturam humanam. Perciò lodando Monsigonr Guidiccione la scienza d'un segnalato Predicatore dell'età sua, gli attribuì costesto effetto di integrità, e santinomia, in quel grave sonetto che comincia.
O Messaggier di Dio, che 'n bigia vesta
L'oro, e i terreni Honor dispregi tanto;
E né cor duri imprimi il sermon Santo,
Che te stesso, e più 'l ver ne manifesta.
Il tuo lume hà via sgombra la tempesta
Dal core, ove freme da gli occhi il pianto:
Contra i tuoi detti non può tanto, o quanto
De' feri altrui desir la turba infesta.
Il che fece anco più modernamente il Morigi Poeta Ravegnano, lodando Monsignor Fiamma unico Predicator dell'età nostra, in quel Sonetto che principia.
Mentre Raggio di Dio con quell'ardenti
Tue voci in noi, ben che gelati, accendi
Un'ardor Santo, e tal, onde contendi
S.Angelo, o Spirto human tu rappresenti