Pagina:Gavuzzi - L'Adramiteno e le Favole di Esofago, Torino, Fontana, 1828.pdf/93

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chiaro della luna le parve di vedere un albero d’alto fusto tutto occupato in complimenti verso la bella Rachele parturiente, ed in poca distanza due eserciti accampati con scimitarre sguajate, e tutto in ordine per dar l’assalto all’Antiperistasi 25. Queste cose non le parvero naturali, onde avvicinatasi un po’ più in dietro, discoprì il tutto, e vide, che vi era un bifolco, il quale caricava un asino di grano, che aveva rubato, qual per mettere in salvo, doveva viaggiar tutta quella notte; e passare da parte a parte una profondissima montagna. Il povero Asino posto in questo duro frangente, dava nelle smanie, e maladiceva la sua sorte, e desiderava di esser piuttosto nato un vilissimo ciabattino. La Formica a questi accenti restò stupida da una parte, e non poteva capire, come un minerale sì corpulento ricusasse una mediocre fatica; epperò disse all’Asino: caro signor metafisico, voi vi lamentate a torto della vostra carica, e non dovreste dissentire di sopportare un tal pondo, perchè siete ancora un animale ragionevole 26. Al che rispose l’Asino: perdonatemi, donna Formica, noi subito nati facciamo voto d’ignoranza, e sebbene il nostro nome compaja in molti luoghi, non abbiamo però, che un sol formolario. So bene che la notte non è fatta per l’onesta gente, ma per gli Asini, Muli, Scimie, e Rinegati, come dice la legge — Nux, Asinus, mulier simili sunt lege ligati — Ma mi dispiace, che non posso farmi onore nel mio impiego; perchè le tenebre dell’aria non permettono, che si discerna la finezza del mio lavoro. Orsù tu hai quasi ragione, disse la Formica, ed io voglio ajutarti nella spedi-