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Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/131

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GAZZETTA MUSICALE

N. 27

DOMENICA
5 Luglio 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


CLASSICA MUSICALI*. STORIA MUSICALE. DELLA MUSICA DE’GRFCI. AnriCOLO I. M storia de’primitivi tempi della cJvW Grecia è ravviluppata fra tenee}rfj Marbré assai malagevoli ad essere rim x/Tèschiarate. onde possiam dire clic tutti fatti addivenuti prima della invenzione della scrittura solamente ci è dato avere un’idea vaga e indefinita, nè opera di poco momento è quella di sceverare la verità per mezzo ai menzogneri e favolosi racconti che ci sono stati dai primi istorici trasmessi. Ciò di che possiamo avere alcuna certezza è che Cadmo, pervenuto nella Grecia condottiero d’una truppa di Fenicii, instituì il reame di Tebe, incirca un dugento anni prima che fosse scritto l’Esodo (anni del mondo 2511, prima dell’era volgare 1493). Si crede che questo principe fosse il primo che desse ai Greci contezza della musica e della scrittura. Quanto alla musica i Fenicii medesimi r avevano appresa dagli Egiziani G), ma la discoperta dei caratteri è loro attribuita senza dubbio. Ma non solo dai Fenicii attinsero i Greci le loro cognizióni musicali: se può darsi fede ai marmi d’Oxford. Jagnide, nativo di Celerà, capitale della Frigia, che fioriva intorno all’anno 150G prima della venuta di G. C., fu inventore del flauto e del modo frigio, ed ancora dei nomi, arie che si cantavano in onore di Cibele, di Bacco, di Pane, e di altre divinità gentilesche. Ciò proverebbe che la musica de’ Greci traeva in parte la sua origine dalla Frigia, e che i modi eolio, ionio e dorico avevano per avventura ricevuto il loro nome da quelle parti dell’Asia dove erano stati inventati. Non abbiamo alcun valido documento intorno alla invenzione degli stranienti musicali in Grecia. Il flauto semplice fu, secondo alcuni storici, portalo in questo paese da Arminia, moglie di Cadmo, e se ciò è il vero, l’invenzione di questo slromento dovrebbe eziandio venire dalla Frigia. Altri autori danno a Minerva l’onore di questa invenzione, ma è da credersi che ella solamente ne facesse uso o forse lo perfezionasse aggiugnendoci i buchi e le (a) Dalla Storia compendiata della Musica del signor Stafford. Le note sono del sig. Félis. Vedi in proposito il primo articolo dato nel foglio N. 26 di questa Gazzetta.; (l) Non tutti gli storici sono d’accordo su questo fatto;; ve n’ha di quelli che affermano essere stata la musica i inventata da Sido, donna egiziana. DI MILANO La musique, par des inflexions vives, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes3 exprime toutes les pas» sions, peint tous les tableaux. rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations.» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen» timents propres à l’émouvoir.» J. J. Rousseau. chiavi W, quando già l’istromenlo era stato da altri discoperto,; poiché coloro che attribuiscono alla dea l’invenzione del flauto, soggiungono che ella sostituì questo stramento alla siringa o zampogna di Pane, la quale per certo non era anteriore al semplice flauto. La siringa consisteva, siccome è noto, in tante cannucce d’inegual lunghezza insieme in ischiera congiunte. La si suonava soffiando entro’queste cannucce quando sull’una quando sull altra, e passando dalle une alle altre avanti e indietro, introducendo cosi l’aria in tutti i tubi. Secondo la mitologia, la ninfa Siringa, nel sottrarsi che faceva alle persecuzioni di Pane, fu cangiata in canna nel punto che Pane si credeva averla afferrata e clic più non gli potesse fuggire. Il dio delle foreste, avendo allora sperimentato come il vento spinto entro la canna produceva un suono, inventò quello stromento che porta il suo nome o quello della ninfa. La siringa, dopo essere stata gran tempo uno stromento pololare fra i pastori che avevano Pane per oro tutelar divinità, fu dappoi perfezionata coll’aggiugnervi dei foramina, cioè dei buchi e delle chiavi (*). Quei Greci che abitavano lungo il lido del mare o poco addentro fra terra, probabilmente si servirono di conchiglie per farne strumenti di musica; la qual cosa diè luogo alla favola dei Tritoni che soffiano nelle loro conche presso al carro di IN et— tulio. Eglino avevano ancora flauti fatti di Ìiaglia d’avena, chiamati latinamente: avena. Ai tibia, stromento del medesimo genere, era fatto con un osso della gamba di un animale. In processo di tempo gli antichi trovarono modo di perfezionare i flauti, e ne fecero di bosso, di lauro, di rame, d’argento e d’oro. Alcuna volta il flauto aveva un corno connesso alla sua parte inferiore, e questo dava al flauto la somiglianza di un clarone; tale era il carattere distintivo del flauto frigio. L’invenzione della lira è attribuita a Mercurio, famoso, non solo come protettore de’ ladri e de’ mercanti, ma come fornito di tutte le ingegnose qualità de’suoi irotetti. Si racconta che, dopo avere invoati alcuni bovi ad Apollo, egli seco li condusse sino a piè d’una montagna d Arcadia, e che avendo colà trovata una te(1 ) II sig. SlalTord cade qui in grave errore: i flauti degli antichi non hanno mai avuto chiavi, e pochi erano i buchi clic aveva questo stromento. Quinci deve riconoscersi il bisogno che s’aveva di avere tanti flauti quanti erano i modi o tuoni. (2) Qui vi ha un grosso abbaglio; non solo non vi furono mai nella siringa nè buchi ne chiavi, ma sarebbe al tutto impossibile che ve ne potessero essere nella costruzione di questo stromento. Il prezzo dell’associazione annua alla Castella e alVAntologia classica musicale è di Ausi, lire 21 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzella per l’interno della Monarchia e per l’estero lino a contini è stabilita ad annue lire A. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Jfféorili, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso 1 mìcio della Gazzetta in casa Aicnrili, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uflìci postali. — I.e lettere. i gruppi, oc. vorranno essere mandati trancili di porlo. sfuggine, quella uccise e mangiò, poscia, scherzando colla conciglia, pose mente al suono che mandava quel concavo corpo, dal che ebbe l’idea di raccomandarvi piccole strisele di cuojo, e così gli venne inventato un novello genere di stromento da musica. Questa storiella mollo assomiglia alla popolar tradizione degli Egiziani, relativamente all’invenzione della lira fatta da Ermete; il perchè merita poca fede. L una e l’altra di queste tradizioni non sono già materialmente impossibili; ma più ci pare verosimile che l’osservazione de’ suoni, prodotti dalla tensione de’ nervi, conducesse all’invenzione di questo strumento. Noi crediamo altresì che fosse portato dall’Egitto in Grecia, comechè i poeti e gli storici greci e romani (siccome osserva il dott. lJurney) parlino del loro Mercurio siccome dell’inventore non pur della lira, ma della musica medesima. Apollodoro è quasi il solo scrittore che attribuisca quest’onore aH’Ermete degli Egiziani. Ma i Greci ebbero ricorso all’Egitto non solo per dargli un nome, ma ancora si ammaestrarono nelle azioni e negli attributi del dio orientale per decorarne la loro divinità. Bisogna nondimeno convenire che la forma della lira, (piale si può vedere nelle antichissime figure, presta qualche fondamento di credibilità alla tradizione del guscio della testuggine. In sull’antico globo celeste essa era rappresentala come fatta d una intera conchiglia, e nel gruppo di Dirceo clic si vede a lioma nel palazzo Farnese, il quale è della più remota antichità, si trova una lira d’Anfione che ha questa medesima forma. Se Mercurio inventò la lira, si dice clic Apollo fu il primo che conobbe l’arte di suonarla (2). Apollo era celebre in Grecia come il dio della musica e ne’ giuochi pitii, instituiti in onore della vittoria che egli riportò sul serpente Pitone, la musica e la poesia erano i principali argomenti che attraevano il popolo. Infra i primi monumenti della greca poesia si trovano certi inni che erano cantati in onore di questo dio. Marsia, avuto per inventore del doppio flauto, era contemporaneo di Apollo. Egli teneva insegnamento de’ principii della musica e fra suoi discepoli si annovera Olimpio il Frigio, il quale, secondo Plutarco, portò in Grecia 1 arte di suonare la lira col plettro, mentre in prima si toccavano Q le corde solamente colle dita. Egli inventò eziandio l’antico genere enarmonico che (1) Altri attribuiscono ad Apollo l’invenzione della lira e del flauto insieme.