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narlo, sempre maggiormente mi andava confermando nel mio primitivo giudizio;, e mi è paruto di dover infine conchiudere che l'Autore sia degno di lode piuttosto per la sua buona intenzione nel tentar 1 impresa, che non per la riescita: conciossiacchè abbia quivi mostrato la sua dottrina essere molto superficiale, e disseminata di errori e di paralogismi. Onde non trovo modo d’interpretare la lettera dì Rossini, se non come un atto di cortesia, e l’articolo del Picchi come uno di quei traviamenti nei quali incorrono talvolta anche i più chiari ingegni.

Sciolgo pertanto il mio debito, pubblicando per mezzo di questa Gazzetta parecchi articoli, nei quali, analizzando a parte a parte i principali punti controvertibili dell'opera del sig. Quadri, farò di esporre le ragioni che mi condussero alla detta conclusione. E senza più mi accingo ad entrare in materia. (1)

M.° L. Rossi.

(Sarà continuato).




OPERE D’ISTRUZIONE

ARTICOLO I.

Breve metodo di canto di Francesco Florimo, maestro nella scuola di canto nel R. Conservatorio di Napoli-Milano presso G. Ricordi ecc.


Perchè noi veniam denunciando l’ineducazione artistica de’ cantanti come una prima delle cause dell’attuale decadimento del teatro italiano, non è però a dirsi che i veri conoscenti della materia, non meno che i pedagoghi, lascino manchevoli di scorta ed abbandonati a sè stessi gl’inesperti, che, avviandosi per la più fortunata delle carriere, han d’uopo dell’esperienza di coloro che la corsero innanzi per essere guidati al bene ed allontanati dal male. Anzi, cosa stranissima che abbiamo osservata, guardando alla scarsità de’ veri bravi artisti ed alla moltitudine delle stampe educatrici che di continuo veggonsi comparire alla luce del giorno, si potrebbe dire che Parte abbia fatto divorzio co’ suoi cultori per ricovrarsi muta e senz’armonia tra l’uno e l’altro periodo degli scrittori, tra l’uria e l’altra pagina delle opere musicali.

Non v’ha maestruccolo, (e sia qui detto senz’onta dei buoni) che insegni l’alfabeto di Guido d’Arezzo ed i primi clementi della geografia della tastiera, il quale non faccia gemere i torchj per regalare al mondo il nuovissimo metodo di solfeggio chi’ egli ha trovato necessario di comporre a giovamento dell’arte e de’ suoi cultori, perchè quelli de’ solfeggiatoli che l’avevano preceduto non bastavano a far dotto lo studioso di tutti gli accidenti, di tutti i casi, di tutte le difficoltà., di tutti i misterj che s’incontrano nel malagevole cammino delle note.

Non v’è annunzio che vi capiti in mano come involucro di qualche duetto o di qualche cavatina che abbiate comperato dal Ricordi o dal Lucca, in cui tra le altre più recenti pubblicazioni non faccia bella mostra qualche inedita raccolta d’escrcizj, qualche nuovo metodo di solmizzazione, qualche erudimento elementare di musicale dottrina.

Cosa stranissima veramente! La generazione delle crome e delle biscrome va moltiplicandosi a dismisura mentre a dismisura va scemando il, numero dei valenti che le sanno cantare; e mentre seguitando l’impulso del secolo gli uomini diventano piccoli credendo d’ingrandire, per opera della propria vanità ogni piccol uomo ingigantisce a segno da ritenersi una necessità, un’indispensabilità, una grande importanza nel corpo sociale dell’umana famiglia. Tutto per compensazione. Così non andrà molto che la moltitudine degli ammaestratori e deammaestramenti ci sarà compenso della mancanza degli ammaestrati, e le buone regole, l’ordine, le discipline, gl’insegnamenti ci terran luogo dell’arte e degli artisti che più non avremo.

Queste cose del resto noi intendiamo dirle in via puramente di digressione per quelle meschine produzioni e per quei meschini autori che senza una vera dottrina e senza una fondata esperienza presumono anteporre le proprie creazioni a quelle maturate dalla sapienza e dal senno. Le nuove opere non son però tutte di questa tempera; e tra l’una e l’altra nullità che viene a riempire il vuoto di questo mondo v’ha parimenti alcuna cosa che sente la forza incalzante dell’ingegno e riflette in alcun modo gli splendori dei lumi del secolo. Dall’operoso stabilimento di Giovanni Ricordi si vion ora facendo una pubblicazione la quale vuol essere annunciata tra le prime di coteste produzioni meritevoli del pubblico suffragio. È un Breve Metodo di Canto compilato da Francesco Florimo di Napoli, il quale vorremmo mettere in grazia degli amatori della musica, perchè ne sembra di far cosa profittevole così all’autore come a quelli che intenderanno giovarsene.

Dal Frate di Pomposa in poi son molte le opere che vennero create a sussidio dell’arte del canto. Volendo accennare solamente le meno antiche può essere ricordato un metodo del Benelli, un altro d’innominato autore adoperato nel Conservatorio di Parigi, un terzo ad uso del nostro Conservatorio del maestro Vaccaj, un quarto del rinomato Lablache, un quinto di Emmanuele Garcia, del quale la Gazzetta nostra ha già tenuto ragionamento con proposito di nuovamente ragionarne. Quello del Florimo, di cui parliamo tiene un posto distinto fra questi tanto per la bontà, per la chiarezza, per la parsimonia degl’insegnamenti, (chè anche nell’insegnare la parsimonia non è virtù secondaria) quanto per l’ordine, per l’intelligenza, e per la sapienza che li hanno dettati.

Il lavoro è diviso in tre parti, delle quali finora non videro la luce che le prime; se l’inedita, come ci ripromettiamo, sarà per corrispondere a quelle fatte pubbliche abbiam fiducia che sarà lavoro che alzerà in fama il nome dell’autore. Ancorché senza la pompa in voga s’intitoli modestamente Breve Metodo di Canto, la brevità non vi regna in guisa che rimanga all'apprenditore alcuna cognizione a desiderare. La niuna magniloquenza del titolo è largamente compensata dalle cose moltissime che son raccolte nel corpo dell’opera; ed anzi in un tempo ove l’apparenza e l’esteriorità valgono gran parte del possedimento del merito sia questa una prova della lealtà e della buona fede dell’autore.

Il maestro Florimo essendo stato scolaro del celebre Crescentini, direttore della scuola di perfezione di canto nel real Collegio di Napoli vide nella sua fatica sì soddisfatto il suo amor proprio che gli parve di poterne fare un omaggio allo stesso suo precettore; e con una lettera che serve d’introduzione alla prima parte gliene fece l’offerta come tributo di stima e di riconoscenza. In quella lettera, che è piena dell’entusiasmo di un discepolo verso il suo maestro, dice egli che non fu suo scopo quello di esporre cose sconosciute nè mai state dette finora, sibbene il dire più in breve e più chiaramente quello stesso che valenti artisti prima di lui avevano insegnato, ed il richiamare, sono sue parole, alla memoria degli amatori della musica quell'antico bello che dura eterno perchè vero, e che invano la moda barocca del giorno si affatica ad oscurare ed a coprire d’obblio. Le frasi del maestro napoletano sono talora alquanto poetiche; ma non è poesia quello che vuol fare intendere altrui. Pur troppo è qui detta una profonda verità, che vorrebbe essere in tutta la sua estensione sviluppata, ma non è ora il più opportuno momento.

L'offerta fu ben accetta; e noi crediamo di accrescere valore alle nostre parole aggiungendo che le nostre lodi della chiarezza, della brevità, dell’ordine, dell’esattezza son pure retribuite all’autore dallo stesso Crescentini nella lettera d’accettazione piena di lusinghe che leggesi di fianco alla dedica. Il che amiam di soggiungere perchè non possiamo ignorare che il voto d’un uomo di sì bella ricordanza può meritare e merita assai più fede ed autorità che un articolo da giornale. Affinchè poi il lettore abbia un’idea meno imperfetta dello scopo che l’autore si propose nel suo lavoro vogliamo riportare alcune parole con che dà incominciamento alle sue Teorie Preliminari.

Dopo i progressi che l’arte del canto ha fatto a’ dì nostri, e dopo aver osservato varj metodi di valenti artisti, mi sono indotto a scriverne uno più breve e succinto, che fosse alla portata di tutti, e facilitasse i mezzi di perfezionamento per tutte le voci, rendendoli più brevi. Ho quindi raccolto da’ buoni autori quanto vi ha di più bello e di più utile, ed ho aggiunto taluni nuovi precetti che lo stesso progresso mi ha dettati. Ho dato fisiologicamente varie difinizioni che riguardano la voce, il donde derivino i suoni ed i rispettivi registri, per togliere dalla mente di coloro che hanno studiato la bell’arte del canto e di quei che la studieranno tante idee false c prive di buon senso. Oltremodo difficoltoso si è il riunire tutte le doti necessarie per |poter cantare a perfezione: perchè si consegua siffatto scopo, è primo dovere del maestro il conoscere quali mezzi abbia sortito dalla natura ciascuno de’ suoi allievi o per qual genere di canto abbia tendenza maggiore: coltivare quest’ultimo a preferenza degli altri pei quali l’allievo sembra meno disposto, e non far perdere inutilmente il tempo col tentar d’acquistare invano ciò che la natura gli ha negato: esaminare accuratamente la natura della voce, i differenti registri, e la regolare estensione di essa.

«Egli è vero che la voce è un dono naturale, ma I arte la migliora, raggrandisce, la perfeziona, sempre che essa venga coltivata dallo studio, né venga forzata od alterata, come alcuni con poco senno sogliono fare, lusingandosi così di accrescerne la quantità, mentre con questi mezzi non tendono che a rovinarla. Accarezzando cd esercitando quella voce che la natura dà ad ognuno, si arriverà di leggieri con un buon metodo A cantaro con arte e con sommo diletto di ehi ascolta.»

Di questo passo egli procede: addita quindi il metodo da osservarsi nel dar lezione; tratta della respirazione, della vocalizzazione, del modo di filare, legare e portare la voce, della pronunzia, dei varj registri delle voci, degl’intervalli, e così d’altre cose che tutte son raccolte nella prima parte. Nella seconda tratta delle scale volate, delle grazie di canto, dell’appoggiatura, dell’acciaccatura, del gruppetto, del mordente, delle sincopi, del trillo, delle scale cromatiche, in ciascuna di queste particolarità addestrando l’allievo coll’ajuto di appositi escrcizj. Il giovine cantante che s’assicura delle istruzioni del maestro Florimo non avrà bisogno di recarsi alle varie piazze colla scorta del maestro che a furia di tedj e di fatiche gl’insegni la parte che deve cantare. Egli potrà dire d’essere uno de’ pochi artisti del tempo andato, di cui oramai si va perdendo la specie.

G. V.




CARTEGGIO.

Parigi 15 dic. • La mattina di Domenica scorsa ebbe luogo la solennità per la distribuzione dei premii agli allievi del nostro grande Conservatorio. Toccò al signor Heratry l’onore di recitare un discorso d’apparato, che se non ebbe il merito di essere molto spiritoso ebbe quello però di esser breve. Oh quanti discorsi solenni che, mancanti di tutti gli altri pregi, mancano anche di questo della brevità! Fu però generalmente lotato il signor Heratry per la proposta che fece al Governo di aprire un Liceo lirico destinato esclusivamente a far udire quelle Opere dei laureati di Roma che non possono trovar accesso sui nostri teatri musicali. Secondo l’idea manifestata nel discorso dell’oratore del Conservatorio, questo Liceo dovrebbe aprirsi nel seno del Conservatorio stesso, e da esso venir somministrati l’orchestra, i cori, i cantanti ecc. Ottimo pensiero, che sarà molto ben fatto non lasciar sfumare in sole parole.

Fra le giovinette premiate si è distinta madamigella Sara Rachel sorella della celebre attrice, e allieva del vostro bravo Banderali. Per far passaggio dal Conservatorio alla Grande Academie royale de Musique vi dirò che continua a fervere più viva che mai la polemica suscitata contro il signor Pillet, l’amministratore del nostro primario teatro, dal Giornale la France Musicale. Esito a decidere quale delle due parti sostenga la buona causa; e ciò per la sola ragione che non ho avuto né il tempo né la voglia di ben esaminare il valore delle molte accuse mosse dal giornale sunnominato contro il signor Pillet. Certo è intanto che ove si potesse essere sicuri che esso non gli muove guerra né per astio personale, né per isfogo di piccole vendette, ma unicamente nell’interesse dell’arte e per far avvertito il pubblico de’ cattivi servigi che gli son resi da coloro che hanno per obbligo di prevenire ogni suo desiderio, certo è, dicevamo, che la France Musicale si meriterebbe una corona di civismo giornalistico. Sono sì rari gli scrittori di fogli periodici che abbiano il coraggio di mettersi in lizza e di cantar francamente il vero in viso a certe potenze effimere non forti che di frodale protezioni! Ma a proposito di giornalismo. Dovete sapere che la Revue des Deux Mondes in un’ultima sua Rassegna Musicale molto piccante, (e nella quale se ne dicono quattro saporite anche della Linda del vostro Donizetti) ha preso a censurare più che vivamente la signora Paolina Garcia Viardot. Or bene, il marito di questa virtuosa non ha saputo trangugiare i’ amaro boccone, e quantunque sia uomo d’alto conto, ha dato in un accesso di procolismo coniugale e ha voluto sfogare la sua collera inviando a molti fogli una sua lettera ove è detto chiaro e tondo,

che la brava sua consorte è vittima di una solenne in-

  1. In seguito alle critiche del signor maestro Rossi il signor Quadri potrà comunicarci le sue giustificazioni, e noi, fedeli colla imparzialità che ci siamo proposto, non mancheremo di pubblicarle nei nostri fogli, qualora però sieno dettate colla moderazione e riserbo che si vuole in ogni savia polemica artistica.